Iginia a volte, è un po' preoccupata, perché nonno Luigi, ad ogni spesa, parla un linguaggio che comprende poco e che la stressa: “Fermati!” Vorrei dirgli... “Riposati: giuochiamo”, perché lo so, che in fondo è un ragazzino... Eppure qualche volta, quando ero più piccina, son riuscita a coinvolgerlo... “Nonno, giuochiamo; tu ora fai la sposa” e, intanto, nascondevo dietro la schiena il bel centrino ecru... Il nonno sorridendo mi diceva: “E chi è lo sposo?” “Non preoccuparti, lo sposo è immaginario; io sono il prete e, prima di sposarti devo dire il rituale: 'Vuoi tu sposare, il signor Tal dei Tali?' Tu solamente devi dire il sì, oppure il no.”
Convinto, infine il nonno rispondeva: “D'accordo accetto... Ma non farmi alzare...” “Te lo prometto. Però abbassa la testa... Devo metterti il velo...”
Pazientemente il nonno si chinava... Ed io sulla pelata, gli mettevo, il bel centrino, tutto ghirigori, realizzato, in pizzo chiacchierino.
La Padovana
Ed è l'aprile: l'aria ventilata giunge nel cuore con i molli effluvi del fiore del tiare, insieme all'acre dell'agrifoglio...
Io vidi una signora venir verso il cancello, con un vestito rosa ed un largo cappello... Un alito più forte portava via il cappello... Ed ella lo raccolse, mettendosi a cantare... Aveva un'espressione, pacata quasi mesta, ma per sdrammatizzare, faceva la bizzarra. Mi trovavo, per caso, sul cancello... La vidi che cercava un nome ed il campanello... Rimasi ad osservare... Lei mi fe', una carezza, dolcemente, chiedendomi: “Abiti qui, putina?”
La mamma la intravvide; sollecita al cancello, le domandò: “Cerca la mia famiglia?” Rispose: “Signora mia, mi manda il suo consorte: lo incontro alla stazione ogni mattina... Mi dice sempre: 'Venga a casa mia, ché la mia sposa è sempre così sola...'E lei, sappia signora, che sono sola anch'io...” La mamma si commosse e la accoglieva. Un caloroso abbraccio le avvolgeva. Sedute nel salotto, Olga le confidò: “Sono in conflitto con i familiari, che vogliono mandarmi al manicomio, e mio fratello pure, ma in un'altra struttura per essere lontani...” La mamma si dispiacque; le disse: “Stia, serena, confidi in Dio.” Olga assentì, e cominciò a parlare della sua Madonnina sull'altare: “Sapesse come è bella... Il suo sorriso risplende ogni mattina quando io sull'altarino, metto i fiori... Guardo: cambiano aspetto le sue gote, da pallidine diventano rosee...”
In quel preciso istante, io che avevo sentito, vinsi la timidezza e venni avanti: lei, come aveva fatto già al cancello, mi abbracciava e mi diceva: Oh, la putina... Vuoi tu farmi vedere i tuoi balocchi?” Feci cenno di sì, e poco dopo, ritornavo con la mia bambolina... Rispondeva: “Oh! Com'è bella, tanto bella e buona... Somiglia alla tua mamma e pure a te.”
La favola del lupo e dell'agnello
Al suo fianco seduta, le chiedevo: “Zia, mi racconti ancora una novella?” Mi rispondeva: “Quale vuoi sentire, quella del lupo o quella dell'agnello?” Le rispondevo: “Dimmi la più bella...” “Fammi un esempio...” “Te la ricordi quella, di Biancaneve con i sette nani?” “Sì, certamente; te ne potrei dire un altrettanto bella.” Stavo in ascolto; quindi, cominciavi: “C'erano un giorno, sette porcellini...” “No,” mi dicevo “questa non mi attrae. Tu mi hai promesso una analogia...
E poiché, quella favola, era breve io per darle un'idea, ricominciavo: te la ricordi quella dolce fiaba che parla di una bella addormentata?” “Sì, certamente, ma so anche quella del lupo che ingannò la pecorella... La vuoi sentire?” “No, cara zia, non puoi farmi questo? Io la conosco... Vorrei ascoltarne una più rilassante...”
Notando il mio silenzio disarmante, dicevi:
“Quelle che io conosco, sono tante; c'è solo l'imbarazzo della scelta.” Poi... toccandoti la fronte, mi dicevi: “Ma come ho fatto, a non pensarci prima... Sul libro, ieri, ne ho trovata una... E' proprio bella, ed anche originale.”
“Dimmela, zia, non sto più nella pelle.”
E tu, candidamente, cominciavi:
“Al limitar del bosco, presso la stessa fonte, venivano bel belli a dissetarsi, un lupo ed un agnello.” “O, no! Zietta, non puoi farmi questo” dicevo mentalmente “tu mi vuoi bene tanto, e mi capisci... Però le fiabe, non sono il tuo forte; preferisci le favole di Fedro.”
* * Da: "Uno smeraldo tra l'azzurro".
- Blog di Giuseppina Iannello
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