... non sa chi sono io... | Prosa e racconti | Hjeronimus | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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... non sa chi sono io...

Moritz Riesenfliegen si “credeva di essere” un sacco. Dava impunemente del genio a chi gli garbava meglio, e dell’asino incompetente a chiunque osasse opporgli un rifiuto o una contestazione. E riteneva pure la propria preparazione impeccabile e assolutamente all’apice della modernità. Ma il fattore più eclatante di queste sue predisposizioni era che quelli che si risentivano maggiormente degli epiteti da lui appioppatigli, non eran mica gli asini, ma i “geni”. Questi ultimi, che tali non erano, né mai avevano immaginato d’esserlo in nessun modo, cercavano in ogni maniera di evitare i suoi omaggi, considerando a ragion veduta come questi potessero facilmente rovesciarsi in sventurati presagi di iattura e in stroncature persino. Tanto che la cosa, in città, divenne proverbiale: è un cretino: figurati, passa per genio dal Riesenfliegen…
In giro si raccontava che lui era un appassionato lettore di… recensioni: di qui il suo linguaggio infarcito di luoghi comuni, tutti rigorosamente attinenti alle mode culturali in voga. Ovviamente il suo eloquio risultava infarcito di tutti quei modi di dire, tra il retorico e il citazionistico, à la page tra i salottieri da rivista,o, peggio, da “dibattito culturale”. Il che lo faceva volare assai in alto nella propria (auto)stima, e piuttosto rasoterra in quella altrui.
Quando ebbe la ventura d’imbattersi in personaggi famosi, il suo estro rivelò tutta la sua disastrosa inclinazione, trasformando le fortunate circostanze in supreme disfatte. Come quando al bar della Pace si vantava a tutto spiano di aver identificato uno dei personaggi del famoso libro di Umberto Eco (Il nome della rosa, ndr.) con Borges, lo scrittore argentino. Ma Eco era lì che beveva un Crodino, si girò un po’ divertito e un po’ sbalordito e gli consigliò, dato che aveva già capito la trama, di occuparsi anche un po’ del contenuto.
In un’altra occasione si recò di persona su un set cinematografico: correva voce che Woody Allen fosse in Italia a girare coi “nostri” attori: quale occasione migliore per esibirsi con le sue eccellenti irruzioni nell’universo Alleniano? Si sedette così a un bar ove si presumeva si dovesse montare il set e diede la stura alle sue profonde considerazioni sul cinema dell’americano, a tutto volume. Era impossibile non accorgersene. Tutto il bar, fin in istrada, rimbombava delle sue preziosissime e coltissime illazioni. Fu allora che piombò in sala Woody Allen in persona, inseguito da una torma di giornalisti, che così gli si rivolse: “Caro signore, lei fa una topica della mia utopica!”, e lo mandò al diavolo.
Eh sì, il nostro Moritz era stato discreditato davanti al mondo intero, data la fama del suo detrattore. Ma non si diede per vinto. Sparì dalla circolazione, si rinchiuse in un orgoglioso mutismo e si dedicò alla stesura della sua opera più imponente: un tomo in tre volumi, al quale è tuttora scrupolosamente consacrato, dal titolo: Identità, indegnità e inutilità di U. Eco e W. Allen.
Sono passati venti anni.
   
  

 

 
 
 
 
 

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