Scritto da © Hjeronimus - Ven, 15/04/2011 - 21:56
Giorni amari. Con l’amarus picchiato dentro, martellato a forza dentro lo scorrere dei giorni, come se qualcuno avesse una lama tagliente da ribadirti nella ferita… Giorni che non passano, mentre il tempo svicola, giorni di granito e di nevralgia assieme, giorni come montagne di cattiveria che picchiassero duro nelle tempie. Dentro le mie tempie che oramai battono ritmi forsennati cui non so porre rimedio… Giorni, ore, secondi infiniti, universi di abiezione e di malessere condensati in un tempo di lava, di magma che, scorrendo, tutto dissolve, tutto trangugia. Dolorosamente.
Ho mal di tempo, di un tempo buio oltre il sereno, e fermo-in-corsa, in un vortice fossile come se il suo moto fosse morto, il suo andare statico, il suo scorrere di pietra. Sono l’uomo di Pompei, addormentato per sempre in un sonno lavico colmo d’incubi ed emicranie, ma che non può neanche dirlo.
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