Scritto da © Nievdinessuno - Mer, 15/06/2016 - 23:30
Ginestre flettono
a luce il giallo
sui becchi dei gabbiani,
il volo è misto, tra le palpebre
affonda un profondo
silenzio al domani
come lama immobile,
e piango ulivi
al naufrago vezzo
della mia pelle,
e sfrego il pomice
verso le coste d’oriente,
mentre i palpiti schiusi
mutano assolti
il verso di un remo
che voga ai moli senza insegne,
e al di là si ode
il martello di Efesto
metallizzare
lunghe chiavi di libertà,
così che sia io
a bere la lentezza
dal sonno delle maree,
a coprire il palmo
di giochi d’acqua
con apnee di sogni,
a bagnare la nuca
su una linea retta
da un oblò oltremare.
a luce il giallo
sui becchi dei gabbiani,
il volo è misto, tra le palpebre
affonda un profondo
silenzio al domani
come lama immobile,
e piango ulivi
al naufrago vezzo
della mia pelle,
e sfrego il pomice
verso le coste d’oriente,
mentre i palpiti schiusi
mutano assolti
il verso di un remo
che voga ai moli senza insegne,
e al di là si ode
il martello di Efesto
metallizzare
lunghe chiavi di libertà,
così che sia io
a bere la lentezza
dal sonno delle maree,
a coprire il palmo
di giochi d’acqua
con apnee di sogni,
a bagnare la nuca
su una linea retta
da un oblò oltremare.
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