Scritto da © Nievdinessuno - Dom, 19/01/2014 - 10:07
Ogni oggetto di quella carne
scambiò per fame la sete
e la bocca ne sapeva parlare,
quando la semola fu dispersa tra le mani
l’osso pregava il pugno di arrestarsi
prima che fosse nei tendini, la notte
o dopo la sera, il rombo di uno schiaffo
a comandare il volto sulla direzione delle stelle.
Ma echi provenivano profondi
da quel giorno
per rimettere su quella muta un volto,
il clamore della pelle ricevuta da cattiveria
più profana di una carezza.
La parte buona invece, era quel pezzo di mosaico
che si metteva al centro.
scambiò per fame la sete
e la bocca ne sapeva parlare,
quando la semola fu dispersa tra le mani
l’osso pregava il pugno di arrestarsi
prima che fosse nei tendini, la notte
o dopo la sera, il rombo di uno schiaffo
a comandare il volto sulla direzione delle stelle.
Ma echi provenivano profondi
da quel giorno
per rimettere su quella muta un volto,
il clamore della pelle ricevuta da cattiveria
più profana di una carezza.
La parte buona invece, era quel pezzo di mosaico
che si metteva al centro.
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