Scritto da © Nievdinessuno - Mer, 22/01/2014 - 09:36
Siamo cresciuti nel confronto del bene,
dopo che le menti impararono
come il mondo somigliasse all’urlo di un gabbiano,
all’inciampo di un vecchio, al sorriso di un bambino.
Non ci fu sgomento, solo bisogno
di legare aquiloni a tralicci, scortarli liberi,
verso margini immaginari o appigli nascosti
dai quali le mani potessero orchestrare,
ogni testimonianza della bellezza.
Dicevano, l’amore eccede nelle sfumature,
ed è crisalide sui nostri nomi, ma sa imporre,
matasse di legami senza regole, folte paure
in frammenti che distinguono
l’uomo che cade, da quello che si rialza.
Dopo tutto questo, furono migliaia alla ricerca
di quel indice di appartenenza all’umano.
dopo che le menti impararono
come il mondo somigliasse all’urlo di un gabbiano,
all’inciampo di un vecchio, al sorriso di un bambino.
Non ci fu sgomento, solo bisogno
di legare aquiloni a tralicci, scortarli liberi,
verso margini immaginari o appigli nascosti
dai quali le mani potessero orchestrare,
ogni testimonianza della bellezza.
Dicevano, l’amore eccede nelle sfumature,
ed è crisalide sui nostri nomi, ma sa imporre,
matasse di legami senza regole, folte paure
in frammenti che distinguono
l’uomo che cade, da quello che si rialza.
Dopo tutto questo, furono migliaia alla ricerca
di quel indice di appartenenza all’umano.
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