Scritto da © john venarte - Mer, 13/04/2011 - 10:40
…e viene ancora l’alba a scalfire la notte. A scagionare la luce dalle buie gabbie delle tenebre e, come una nuova genesi, a siglare il firmamento all’orizzonte. Così, giorno dopo giorno, si compie questa creazione perpetua che noi chiamiamo vita.
E sempre, giorno dopo giorno, saluto il mattino sulla tua bocca. Ha un sapore caldo anche se fuori fa freddo. Mi accende il cuore e fa girare il sangue in circolo. È un piacere uscire di casa lasciandoti ancora sognante nel letto. Il lavoro è solo un passatempo. Uno spazio bianco tra due parole. La mia vera occupazione sei tu. Full-time. 24 ore su 24. 7 giorni su 7. I sindacati lo considerano lavoro a nero in quanto non retribuito. Ma loro non hanno guardato nei tuoi occhi. Non si sono specchiati nelle tue pupille. E sono indaffarati a contrattare per i salari e a chiedere agevolazioni fiscali per la dichiarazione dei redditi.
Nelle orecchie ho “Forever young” così, mentre cammino, faccio un montaggio video del mondo che scorre, incorniciandolo con un bel sottofondo musicale. Lo sguardo cattura i piedi che avanzano tra lattine, carte e sporcizia varia. Poi si sposta sul cartello di una mendicante con su scritto “regalate”. L’occhio è lesto e ricambia la fugace occhiata di una bella donna che ti guarda vanitosamente solo per controllare se la stai guardando a tua volta. Un bimbo tutto guanciotte stringe la mano al papà, accompagnandolo lungo il viale tra alberi spogli e tappeti di foglie. “Possa tu crescere per essere giusto. Possa tu crescere per essere sincero”. Già…per sempre giovane… Intanto un vecchio, che si è guadagnato le sue rughe con le mani, inizia a sbadigliare incontenibilmente. La sua bocca sembra un buco nero che risucchia tutta la materia presente nell’universo. Il suo passo è lento e pesante. Si trascina fino all’ufficio postale per ritirare la sua pensione, anche questa guadagnata con le mani. Penso a quando io dovrò fare i conti con l’età e con la vita ormai all’epilogo. Mi viene freddo così mi stringo ancora più forte dentro al cappotto.
Nel frattempo son giunto a destinazione. Al solito portone vetrato con la targhetta che a caratteri maiuscoli urla: “RADIO MUCCA 1° PIANO”. Saluto Vittorio, il portiere, che come mi vede m’invita a bere il solito caffè. E tu che fai? Dici di no? “Vittò, lo sai che mi rende nervoso!” (solito luogo comune usato e abusato da tutti quelli che la mattina, appena svegli, si misurano la pressione!) Salgo in fretta le due rampe di scale ed ecco la porta che si apre coordinata con l’allargarsi del sorriso di Giulia. La liquido con un cenno delle sopracciglia e vado alla mia postazione. Sulla scrivania c’è tutta la mia vita fotografata. Solo i momenti belli naturalmente. Gli splendori s’immortalano con un’istantanea mentre per i dolori non c’è bisogno di alcuna foto. Ti restano scolpiti nell’anima. Forse anche più in profondità. Tra le foto, quelle che risaltano sono essenzialmente due: il tuffo da sei metri insieme ad Alfio e l’abbraccio con la brasiliana sulla nave da crociera. Ci vorrebbe una didascalia alquanto grande per poterci scrivere tutte le storie che ho raccontato in merito. Tutte inventate s’intende. Frutto della fantasia dell’autore. Storia a parte hanno gli scatti che mi ritraggono ancora bambino. Pulcino più che altro. Ce n’è una con mia cugina che ispira tanta tenerezza. Stiamo insieme su un grande tappeto blu. Io con una tutina rosso peperone e lei, invece, con una gialla e nera da apetta. Mi piacerebbe poter risalire ai miei pensieri di allora, quando mi affacciavo, per le prime volte, a guardare il mondo dalle finestre degli occhi. Un mondo magico con tante cose ancora senza nome. Con regole non ancora svelate che sfociavano nel mistero e nel magico. Infine ci sei tu che, dal verde delle tue iridi, ininterrottamente detti ogni palpito di questo cuore. Hai i neri capelli al vento e dietro di te s’infrange un’onda che spruzza la bianca spuma come uno spray.
Non abbiamo neanche una foto insieme io e te. Non ho mai voluto sciuparle con la mia presenza. Alcune sono state scattate a tua insaputa. Un furto fotografico insomma. Mi potresti denunciare per persecuzione. La polizia risolverebbe subito il caso con tutte queste prove. A volte penso che tu sia solo un’invenzione della mia mente. Che non esisti. E che il tuo nome l’abbia inventato io in un attimo di lucida follia…
Ma adesso è tempo di mettersi al lavoro. Accendo il pc. Lo sfondo con Travis Bickle in bianco e nero può essere un indizio di quali siano le mie ispirazioni per ciò che scrivo. Vi spiego: il programma radiofonico di cui sono l’autore si chiama “I Notturni”. Và in onda alle 2 e mezza di notte ed ha un buono share. L’ascoltano essenzialmente i camionisti, gli insonni e i vampiri (che di questi tempi vanno i moda!). Il mio compito è quello di scrivere dei brevi lanci che introducano le canzoni da trasmettere. I miei testi saranno letti, poi, dalle calde e profonde voci dei dj Willy e Alice. Come ogni notte, apriamo con “Because the night”. “Perché la notte appartiene agli amanti. Perché la notte appartiene al desiderio.” Perché la notte appartiene a quelli a cui il giorno non basta, aggiungerei io. Anche oggi lascerò che siano le parole a comporsi sotto la punta delle mie dita. Si concretizzeranno da sole, pian piano. Una tirerà le altre come vagoni trainati da una locomotiva. E’ questo il momento che preferisco: la creazione. Immagini e visioni girano confuse nella mente, in cerca di una feritoia da cui uscire e plasmarsi. A volte non la trovano e così abortiscono, morendomi dentro. Oggi osservo che le mie mani sono particolarmente efficienti. Battono in fretta sui tasti. Senza indugio. Sembrano mosse da fili invisibili, come marionette.
Dal profondo della notte, un richiamo:- Per te ho attraversato la follia, perché tu fossi tutta e solo mia!- A morsi amarsi…è questa la via! Rimesciando il sangue con la notte. Curando coi morsi la malattia, senza più fare a pugni con la sorte…
…e qui partono gli AC DC con “You shook me all night long”. Ed io immagino la strada che macina sotto le ruote di un pesante tir. E il conducente che prende a pugni il gelo che s’insinua dai finestrini. Il suo passato è ormai andato. Pienamente vissuto o mortalmente rimpianto. Non gli resta che cercare di cucire il tratteggio sull’asfalto, per ricongiungersi con quel che rimane della sua vita e che solo può dargli attimi di conforto: il sogno di Lei.
Adesso che viene la sera ed il buio, ascolto la strada che ripete:- Cammina! La palestra della vita costa sudore e fatica!- Così penso alle corse sulla sabbia e ai tuffi tra i marosi. E mi chiedo se Lei mi sogna ancora tra il battito delle onde e il bianco sugli scogli…Ma voi che sproloquiate tanto sull’amore, vi siete mai chiesti cosa vi manca? Mettete al sicuro il vostro orgoglio perché i tempi sono cambiati.
“Tonight I’ll be staying here with you” di Dylan la trovo un approdo per il senso dell’udito nonostante la fastidiosa voce di Bob. Quante volte a casse spiegate ho ascoltato il bootleg del 76. Quante volte ho dovuto interrompere l’album perché a mia madre dava il voltastomaco Dylan e il rospo che aveva in gola. In casa mia ogni stanza aveva la sua bella radio. Anche nel bagno ce n’era una piccola. In cucina e in camera da letto(entrambe sotto il dominio di mammà!) solo italiana anni 60. Nella mia cameretta si passava, in un batter di tasto, dalla classica napoletana al rock pscichedelico, dai cantautori al jazz. Insomma, ascoltavo solo musica eterna. Poi mi sono evoluto(o svenduto?)ascoltando la commerciale che passano le frequenze radiofoniche. Per fortuna per “I Notturni” chiedono la mia consulenza. Così posso scegliere liberamente cosa sottoporre alle orecchie degli insonni e dei vampiri.
Restiamo inebetiti come angeli. Inerti. Frangenti di cielo sopra mari di piume. Aspettiamo il nuovo giorno sospirando con Icaro un motivo fragile. Noi, semplici segmenti del tempo futile, ancorati ad un riflesso(ragioni disperate di una mente labile), siamo schemi compromessi di teorie imperfette. Infatti lo diciamo:-Carenti di carezze noi moriamo-…parole come brina della notte mia…
Eric manolenta a questo punto è imprescindibile. Il riff di “Wonderful tonight” è così dolce che sembra uscito da un carillon. È avvolgente, tenero, penetrante. Lo dedico a quelli che si lasciano cullare nel mantello della notte. La notte che scolorisce le tinte forti e regala la luna agli innamorati. Subisco l’incanto della luna e mi alzo in volo. Senza più appartenenza. Un libero flutto d’essenza. Un pensiero senza mente. Un’anima svincolata dalla carne. Un dio.
Addio schiera di vuoti specchi. Addio inutili monili senza profondità. Gli spettri non si accorgono di voi ma è qui che parte la rivoluzione: io senza più riflessi ormai cerco adesso la strada in un blues.
Inizia con uno strano motivetto di flauti “One wild night” di Bon Jovi. Un rock carico e travolgente. Taglia e và a fondo, liberando energia elettrica. Al suo prossimo concerto in Italia sarò in prima fila. Costi quel che costi. L’ho scoperto tardi. Era da poco iniziato il millennio quando mi catturò con “It’s my life” al defunto festivalbar. Ah che nostalgia…se ne vanno sempre i migliori…
Cercami dove l’ombra incontra la notte senza pudore né fantasie bigotte, dove ogni stella ha un suo riflesso…mite ipnotico contatto tra se stesso.
Proprio come Shining, la trasmissione si chiude con “Midnight with the stars and you”. Gli occhi assatanati di Jack che grida “Wendy, sono il lupo cattivo!” mi hanno provocato non poche fobie. E ancora spaventano te quando provo ad imitarli. Tiri fuori le unghie e ti difendi graffiandomi. Poi c’è la lotta coi cuscini senza sonno. Il mattino ha l’oro in bocca anche per noi.
…l’ultimo tiro è sempre il migliore. Quello che ti resta. Quello che ti mette la voglia di ricominciare. Come il nostro ultimo bacio prima di partire.
Guardo in cielo. La luce sembra risucchiata lentamente dal tramonto. Non so che ore sono. Forse mi sbaglio. Forse è l’alba che si sta espandendo. I colori sono gli stessi. Io sono sempre lo stesso. Con qualche illusione in più magari. Le illusioni sono come il fumo di una sigaretta. Partono intense, dense e lineari poi si fanno a spirale e si arricciano. Si contorcono e si disperdono. Infine svaniscono.
Per tre notti consecutive t’ho sognata. Eri bella. Sfilavi solo per me. Con la tua classe e quel profumo pregno di donna. Quando mi son svegliato, ho acceso una sigaretta e ho iniziato a scrivere. Questo è il risultato.
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