Scritto da © Piero Lo Iacono - Mar, 26/04/2011 - 10:21
Mi rimproverò Mario Luzi
quando gli annunciai la mia rinuncia
alla lotta delle unghie:
“Lascia agli altri la fine del mondo! -mi disse-
Impara l’esercizio delle formiche!
Imprimilo nella memoria delle tue mani
a mano a mano che si diramano e non si ritirano
alate e più umane.
Le tue mani come un amen
appoggiale sulle nuvole!
A te il fardello della tua parte nel poco!
(A chi la parte del tutto? Io mi chiedevo)
Ricapitoliamoci per essere dappertutto ciascuno.
Per sapere ciò che le mimose pensano.
Quello che le dita dicono.
Per non scambiare il grano con l’erba.
E ascoltare l’ombelico della vespa,
spigolatore di ciò che cade e resta,
dopo il vendemmiatore”.
“Dopo il vendemmiatore” la sua ultima eco
nella teca del mio cranio.
Il mare davanti a noi si riversava a peso morto
tra le braccia sabbiose dell’arena
col suo gregge di onde
come carcasse candeggianti…
Un dispaccio di segni.
Fu allora che il mio sandalo trattenni
dallo scarabeo uscito
a scaldarsi al sole.
“If a sparrow comes before my window, I take part in its existence” (J.Keats, Letter to B.Bailey, 1817)
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