Scritto da © Vanessa Solimando - Dom, 07/02/2010 - 17:11
Ho pensato a lungo
di non esser fatta per la felicità
tanto la trovo ridicola
fin troppo leggera in se stessa
fin troppo pesante per chi la guarda
debolmente odiosa.
Ho pensato di dovermene cavare fuori
come da una malattia
mi avrebbe ringraziata il sentimento
il giudizio e l'autostima ne avrebbero giovato.
Non le avrei permesso mai
di sfrattare la dolce malinconia
né la tempesta furibonda
che fa scrivere e annodare
i pensieri alle scialuppe.
Eppure non riesco ancora
ad amare quel che chiamo vuoto
ma di fatto non ha nome
piuttosto lo stato che riconosco
a separare il prima dal dopo
quel che ero senza te
quel che sono ora con te.
di non esser fatta per la felicità
tanto la trovo ridicola
fin troppo leggera in se stessa
fin troppo pesante per chi la guarda
debolmente odiosa.
Ho pensato di dovermene cavare fuori
come da una malattia
mi avrebbe ringraziata il sentimento
il giudizio e l'autostima ne avrebbero giovato.
Non le avrei permesso mai
di sfrattare la dolce malinconia
né la tempesta furibonda
che fa scrivere e annodare
i pensieri alle scialuppe.
Eppure non riesco ancora
ad amare quel che chiamo vuoto
ma di fatto non ha nome
piuttosto lo stato che riconosco
a separare il prima dal dopo
quel che ero senza te
quel che sono ora con te.
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