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In memoria di Ignazio Sanchez Mejias

Un sole pallido accoglie il cielo di Spagna.
Sabbia e arena. L'anello profuma di una rosa
lanciata al balcone.
Antico è l'inchino alla muleta.
Calpestano il terreno intorno e attendono
segnata l'ora che sia da incominciare.
E pare la sera d'istante si fermi.
Garcia sorride.

 

Nell'aria il brusio che l'odore trasforma.
La banderilla brilla dove la morte è vita.
La tauromachia ha i suoi ritmi sordi
che l'ingresso s'apre e stende già ‘l velo
...comunque sia.
soltanto bisbiglio e urla interrotte a volte
e sorde ...sapore e stupore.

 

Arde la stoffa rossa stesa a ventaglio.
Silenzio. Strappo di pica …collo che striscia
movimenti austeri …sangue che cola...
e macchia quel gesto d'elegante cura.
Il cuore vivo batte. Di strozzata folla è l'urlo.

 

Vibra un colpo tra i tanti
e la vittima cade e scalcia (o così pare)
Lui, volge il suo viso al tumulto urlo
spada in aria …dritta la punta al cielo.
Ma improvviso e schietto sbalza nell'aria e vola.
Poi cade …resta riverso a terra.

 

Ignacio Sanchez Mejias piega il ginocchio e s'alza
poi barcolla, ricade e s'alza ancora …o almeno tenta
ma in ginocchio resta. Piega in avanti il corpo
e poi tonfa per sempre a terra.

 

Tutto si ferma alle cinque della sera.
Sgomenta e in silenzio.
L'arena piange alle cinque della sera
la Spagna piange alle cinque della sera
Il suo poeta piange. Ora...
Alle cinque della sera, un bimbo mesto e lento
s'appresta, in braccio porta un  bianco lenzuolo
alle cinque della sera

 

...passandogli accanto.

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