Scritto da © Antonella Iuril... - Dom, 12/02/2012 - 08:33
"Il maggior profeta della terra non può offrire agli uomini altro che una parola d’ordine e più vaga è codesta parola, più grande è il profeta."
Nikos Kazantzakis
La spiritualità di Maurice Denis è carica di elementi di infinita tenerezza e profondo simbolismo. La liturgia di certe sue opere si veste di intimità e semplicità e sembra sgorgare da un recondito sentire piuttosto che da una imposizione esterna a differenza di quanto si percepisce in molte rappresentazioni liturgiche, volte ad esaltare e a propagandare.
Denis ci ha donato gli elementi di una religione sentimento distante mille anni luce da quei supermarket religiosi oramai mete di tanti pseudo santi pellegrinaggi. Una religione che non è consumo di massa e neanche politica, ma una forma di intima consolazione nei confronti dell’imponderabile, dello sconosciuto; una valorizzazione dell’innocenza, che come quella dei bimbi teme tutto eppure non teme nulla.
La ricerca di Denis è puramente simbolista, fece parte assieme a Serusier, Bonnard, Voillard del gruppo dei Nabis, un gruppo artistico totalmente contrario al naturalismo e al positivismo e con i sensi costantemente focalizzati nei confronti del significato che giacente dietro la superficie delle apparenze.
Nabis in ebraico significa profeta ma i veri profeti non dettano leggi, aiutano a guardare oltre i veli delle illusioni che ottundono le menti.
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