Scritto da © matris - Gio, 18/10/2012 - 14:27
Spettatori invocano un rigore
un cenno di stasi dal popolo svenduto fino alla prole
pensionati rattrappiti tra le spire del tempo
soffocati dalla spesa biasciacano un lamento
e poi rincorrersi fin dove il mare batte fragoroso
solido tra le alte mura l'inverno accidioso
accoglie la fine di chi non desto appare
stolido è frenetico tra virtù e malaffare,
si quello che abbiamo inviso dentro
soldi che scottano tra le mani
bruciati senza un perchè
non valgono oltre il valore d'un albero morto
abbattuto dalla libera via
non chiedeva niente di più che la vita
non valeva niente di più che la morte.
Ti ricordi i passi nudi sulla neve?
Quando il gelo arrossiva le gote
e le mani s'indurivano nei crepi scavati
il tepore di un ciocco crepitante
trascorso tra la felice smorfia di un sorriso
e gli sguardi dei bambini intrisi di tepore.
Quei luccichii e giovani palpiti per un po di calore
una tazza di caldo latte sorseggiato al chiarore d'un lume,
lentamente, per non affrettarne la fine, per non perderne il calore..
la felicità non si compra è grande impagabile e pura
la gioia di vivere non è l'inguaribile desiderio dell'avere,
ora affrettiamoci ancora a doverlo capire.
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