Scritto da © matris - Mar, 16/10/2012 - 15:52
Chissà se nel mondo la pace oscurerà un giorno la gloria dei vincitori
penetrando nel sistema che tutto avvolge
giustappunto tra gelsi che nella terra rendono
ai bachi lisce foglie di seta.
Come scalfiti scafi sfondati all'ammaraggio
non sono solidi i pastori tra le pecore
pene e dubbi assalgono i beceri istinti
che rendono la fame dei lupi procedura universale.
Tra viscose piante trasuda secreta la resina che incolla
punture di vespa a scoccare il martirio della mano
e le fregate volando alte in cielo nei sobbalzi a soppalco
tra reliquie abbandonate di ferro e folate, tra le disperse rose
che nei venti invaghiscono percorsi santificanti al piede
francescano al rifiorire che sfiora la terra l'odore samaritano,
ai sacrifici sputati di rigurgitato tabacco
lasciato al sole ad essicare
appoggiato
al greto eruttato da un diluvio universale trafitto di bianche colombe
docili e pure che aspettano pazienti il loro turno per volare
per avviare l'attimo che segue l'attimo perennemente,
siano pure bastanti alle grazie per far si che l'intrecciare
di pacifiche e verdi corone d'alloro sia terso chiarore di paradiso
e non desio dell'uomo al volgere dell'ultimo respiro.
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