Scritto da © john venarte - Lun, 14/06/2010 - 11:10
…fu così che salpai,
lasciandomi dietro gli echi
di onde di fotoni e scie
di comete di luce che,
come un manto,
occultavano il buio.
Risacche di galassie
su frangenti di cielo,
in quei giorni siderali,
e poi curve di tempo
che scolpivano astri
e nuovi soli.
E non più vuoti spazi,
ma un etereo plasma,
di raggi beta e gamma,
in espansione.
Seguendo la rotta
tracciata dal tuo viso
giunsi da te
sul pianeta rosso.
Mi volsi per mirarti
e già più non c’eri.
Di anima e polvere
la tua essenza che svaniva…
ed io di te m’inebriai.
Poi nuova aria trasmutò,
percorrendo i canali
che giungono al cuore.
Così tra un battito e l’altro
t’insinuasti dentro me
e senza più respirare
io morii di te.
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