Scritto da © mario calzolaro - Lun, 12/11/2012 - 14:38
"Non ho ricordi del tempo"
rispose la giovane donna,
ma il suo evidente tremore
non dissuase il suo interlocutore
che sogghignò sadicamente
raggelandola e facendole arrestare quasi
i battiti del cuore mentre il cappellaccio volava lontano
ed il pastrano scivolava sul pavimento,
"ma ne rispondi ugualmente"
la incalzò, persecutorio.
Il sole era ormai scomparso
oltre il tetto
e la fioca luce della candela
non bastava a nascondere
il rossore sul viso della ragazza.
Era un debito antico
ma nessuno gliene aveva fatto cenno.
Come aveva potuto, il suo vecchio
farne oggetto, ancora bambina,
di un contratto tanto turpe!
Era nata e cresciuta in quel luogo
una povera casa di vecchie tavole che ora
i pallidi riverberi della fiamma
rendevano ancor più tetra e squallida;
l'avrebbe abbandonata, in ogni caso;
meglio avere solo le stelle in capo
piuttosto che restare.
Ma era la vivente garanzia di un contratto,
la prova tangibile
di quanto aveva goduto chi l'aveva generata.
Lentamente sfilò il corpetto.
L'obbligazione andava onorata.
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