Scritto da © Marco valdo - Dom, 01/06/2014 - 13:47
Bruscolini, forse negli occhi, sente l'aguzzo delle inezie, per questo strizza gli occhi miopi, intanto fruga il suo personale, di metalli e carte, pelle e cotone, esplora il suo presente, assieme alle tasche tasta la carne, il tanto di grasso che cede alla pressione, lo fa camminando di un passo incerto, seguendo il timone delle braccia, le vele della giacca, gli scogli del marciapiede, intorpidito dalle figure che gli passano nei pensieri, sono le caricature dei cari, rimaste vivide dalla notte scorsa di fretta, buio e luce di diapositive, solo il tempo di immagazzinare il fondamentale. Cerca di ricordare per informare le mani, sposta di lato il bruscolino per farlo arrivare a riva, l'immagine della sua sposa si gonfia di particolari, il quadrato duro della rotula, il cilindro rosso scuro del capezzolo, l'onda di capelli che nasconde il ceruleo dell'occhio, dietro la spalla della sposa fa capolino la primogenita, lui intanto continua ad andare, a frugare, a spostare il fastidio dagli occhi e non capisce gli occhi della figlia, che non hanno nessun tipo di fame, che spogliano quello che vedono di ogni tipo di magia, si è spostata la sposa, la figlia si accuccia sui talloni, gli esce la carne dal bordo dei vestiti, dagli strappi sulle ginocchia, la biancheria pubblica preme sul grasso, ancorata sull'alto dei fianchi, come fosse povera cosa, il trine dei seni disordina l'insieme.
Abbandona una per una le mete note, stuzzica il fianco dei denti con la lingua, vuole trovare le parole da dare allo sguardo secco della figlia, spiegargli la noia del suo sguardo tormentato, passare da lei e tornare dalla sua sposa, borbotta delle B balbettate mentre inforca gli occhiali,
si ferma a leggere una cosa appesa al muro, per giustificare il gesto e per trovare nel caso soccorso, una parola di confronto alla sua atavica resistenza, che spiegui le piaghe del corpo, quelle zone strizzate della pelle, il cilicio sul fianco della figlia e il silicio ormai prossimo al bordo dei suoi occhi, vuole chiudere i termini della faccenda prima di sera, vuole stringere la sua faccia sui seni della sposa, capendola nel pieno del suo petto, non vuole pensare al dettaglio dello sbaglio, allo sbaraglio del suo più caro figlio, che stride i denti di livore, nello sfondo della foto di famiglia, gli occhi che ridono vergogne e indecenze, contrari all'odio e all'amore, di tre quarti penetrano nelle viscere a cercare il punto dolente, il bruscolino e approdato a riva, le mani hanno smesso di cercare, la rotta mantenuta, crede adesso che i suoi crucci convoleranno a nozze, si spiegheranno fra l'oro nel vento, peccato e sentimento, sente forte quello che stava cercando, torna indietro dalla sua sposa.
Abbandona una per una le mete note, stuzzica il fianco dei denti con la lingua, vuole trovare le parole da dare allo sguardo secco della figlia, spiegargli la noia del suo sguardo tormentato, passare da lei e tornare dalla sua sposa, borbotta delle B balbettate mentre inforca gli occhiali,
si ferma a leggere una cosa appesa al muro, per giustificare il gesto e per trovare nel caso soccorso, una parola di confronto alla sua atavica resistenza, che spiegui le piaghe del corpo, quelle zone strizzate della pelle, il cilicio sul fianco della figlia e il silicio ormai prossimo al bordo dei suoi occhi, vuole chiudere i termini della faccenda prima di sera, vuole stringere la sua faccia sui seni della sposa, capendola nel pieno del suo petto, non vuole pensare al dettaglio dello sbaglio, allo sbaraglio del suo più caro figlio, che stride i denti di livore, nello sfondo della foto di famiglia, gli occhi che ridono vergogne e indecenze, contrari all'odio e all'amore, di tre quarti penetrano nelle viscere a cercare il punto dolente, il bruscolino e approdato a riva, le mani hanno smesso di cercare, la rotta mantenuta, crede adesso che i suoi crucci convoleranno a nozze, si spiegheranno fra l'oro nel vento, peccato e sentimento, sente forte quello che stava cercando, torna indietro dalla sua sposa.
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