Scritto da © fantasia - Mer, 10/02/2010 - 13:58
Mi soffermo a guardare le sue mani come sono oggi. Mani da vecchio, ma lui vecchio non è. Sono mani scarne, ossute, esili, pallide, divenute stranamente sottili, affilate, sempre fredde.
Stasera è scivolata via la sua vera ed anche il fermanello che doveva tenerla intrappolata al suo anulare perché divenuta troppo larga. L’ho cercata davanti a lui mortificato e dolente, l’ho raccolta da terra e gliel’ho ridata teneramente con un sorriso e un bacio.
Quella vera racchiude due nomi, i nostri nomi, e le date dei due “sì” pronunciati con un trepido e sognante sorriso il primo, convinto e maturo il secondo dopo venticinque anni.
Una vita vissuta insieme a quelle mani grandi e forti, tenere e calde a sorreggermi, difendermi e riscaldarmi nelle lunghe notti d’inverno.
Mani sempre operose in ogni occasione, oneste con tutti, disponibili e accoglienti a chi chiedeva aiuto.
Mani sempre innamorate della sua donna, di me, anche nei giorni no. Mani che hanno amato con passione e lo fanno ancora.
Mani che hanno saputo accarezzare visi di bimbi, i suoi bimbi, consolare dopo una caduta, incoraggiare davanti alle difficoltà.
Ora quelle mani sono quasi bloccate, non si aprono più completamente, ma sanno sempre abbracciare completamente e… amare completamente.
Quanto le amo quelle mani! Le guardo muta, le fisso con dolcezza, le accarezzo languidamente, voglio riscaldarle quando sono fredde. E le stringo a me.
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