Scritto da © poetella - Lun, 04/10/2010 - 20:35
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Ma la cosa più struggente,
e facevo finta di non guardare,
(dovevo chiudere la porta del taxi, sì o no?)
mamma tremante sulle sue gambe gonfie,
col suo completino azzurro e il bastoncino sottile, sottile,
e tu,
(avevi le spalle così larghe quando ero bambina!),
tu, magro e ancora bello dritto davanti a lei,
che le sistemavi i capelli,
piano, piano. Una scusa per una carezza.
Ho visto i tuoi occhi, un attimo.
C’erano sessant’anni di vicinanza e una dolcezza.
Una dolcezza…
Sicuro che avevi scordato tutti i giorni neri,
che mica erano tanti, poi. A dirla tutta.
Sessant’anni
tutti negli occhi e in quella mano che le sistemava
i capelli. Bianchi, leggeri come quelli di una bimba.
Lo so che pensavi. Pensavi adesso ti perdo, vecchietta mia.
Ci siamo. Lo so, davanti alla porta della clinica.
Elegante. Piena di specchi.
(non dovrebbero mettere specchi nelle cliniche)
Dai, stiamole vicino che hai visto come sorrideva,
come si sentiva?
Che importa il male.
Una carezza così.
E aveva anche smesso di piovere. Vedi?
…
…
…
(by poetella)
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