Scritto da © stellasenzacielo - Dom, 15/05/2011 - 10:00
Vorrei poter ricordare
quando,
come fragile campanula ripiegata,
nacqui dal tuo ventre
madido di me
[di quello che ero]
per ringraziarti
ancora una volta
d'essere stata la prima
a guardarmi nei lumi
dei ciechi occhi
e avermi insegnato a vedere.
Il sangue mellifluo
di giorni, anni, attimi
trascorsi ad amare
scorre tra la tua carne
dal colore dei biscotti
e delle torte di mele
deponendo radici
tra i lembi millenari
dell'inverno.
Rovereto, 10 maggio 2011
Caterina Manfrini
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