Scritto da © luccardin - Lun, 06/01/2020 - 13:39
Io spero di non ritornar dove giammai
il tempo mio fu un leggero brusio della vita
quando di speranza gravava nel cuore l’amore.
Laddove i miei sospiri si fusero nel lacrimar della morte
come di ogni sorte ognuno non aspetta
che sia proprio fuori della porta sua
sull’uscio il funebre bussar di lei .
S’agita l’anima
che vana fu la mia speranza
di allontanar la sembianza di tramutar la vita in morte
e a quel impari compenso
chiesi riscatto alla natura che non fa lacrime
ad ogni mutar della materia
dove il diletto mio confonde l’anima con il creato
incognita e smemorata nel riconoscere
il distinguo dell’amore nel lutto
il dissipar della luce nella fede
il sasso diventar pietra di sepolcro .
Nella memoria del perduto
il più temuto fu la superbia del bisogno d’amore
la colpa di essere carne in spirito
confessar nella parola il nulla di se stesso.
Così chiesi pietà al poeta
che dal buio trae luce e verità
lì dove ognuna anima pena
la vita respira
è radice fiore e prato
di un universo che nella solitudine delle stelle
parlò sempre d’amore.
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