Tra pepe e ghiaccio | Poesia | Lorenzo | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Tra pepe e ghiaccio

Chiesa dell'Annunziata.jpg
RE PPÀIPE SE VÈNNE A JÒNZE, 
LA NÀIVE A RÙUTE
 
Il pepe si vende a once, 
la neve a chili, 
a dire il maggior valore del pepe 
rispetto al ghiaccio; 
metaforicamente il detto 
è riferito a qualche brunetta vivace, 
per esaltare il suo colorito 
di pelle scura, rispetto ai più comuni 
visi languidi delle altre ragazze.
 
Fonte N. Pice
 
Io ricordo il mercato scoperto,
frutta e verdura e qualche bancarella 
salumi e affini lungo quella strada, 
 
vicino ad una chiesa con le scale
ed una piazza con reperti antichi,
raccontano la storia d'una torre
 
rimossa alla coscienza, seppellita,
con mura antiche poste per difesa.
Nel mercato, memoria non m'inganna
 
c'era una bancarella piccolina
ai limiti di scala benedetta,
vendeva il pepe macinato o a grani
 
'na cartecedde de pèpe si diceva,
un piccolo cartoccio quasi un'oncia 
per rendere pietanza più gustosa,
 
col filo d'olio dei bei campi nostri,
pasta e fagioli, legumi d'altra specie.
un'oncia che misura trenta grammi, 
 
ordine a giro sopra i maccheroni 
con mozzarella, sugo con polpette 
e la bologna d'arricchire il gusto
 
iusche lù pèpe gridava quel chiazzere,
per fare avvicinare i compratori,
nulla in confronto di barrette al ghiaccio
 
a chili si vendeva presso villa,
la fabbrica del ghiaccio ora estinta
per fare posto ai nuovi grattacieli,
 
Anni sessanta per la via maestra,
erano barre bianche e ben squadrate
lunghezza suppergiù sul metro e passa.
 
rappresentava mestiere d'estate,
per i ghiaccioli colorati e freschi,
si vendevano in tempo di stagione,
 
oppure si comprava per le case, 
per rinfrescare in brocca il bottiglione,
del rosso primitivo o cerasuolo.
 
Tempi estinti d'un tempo passato, 
eppure ancora non dimenticato.
 
Lorenzo 24.1.24

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