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Piazza Grande

Piazza Grande.jpg
La chiàzza grànne
 
La piazza grande
 
 
Piazza grande, bianca di luce e case, 
intorno c'è la Chiesa ed un portone,
sono cent'anni, era orfanotrofio
 
degli orfanelli della grande guerra,
v'era mia madre giovane fanciulla,
finquando strale le lanciò Cupido, 
 
lorquando la colpì l'amato sposo
e continuando fuori campo il tempo,
progenie continuò d'esserci ancora.
 
Un monumento a grande musicista,
del melodramma artefice eccellente,
ora sepolto in cripta in Cattedrale,
 
ivi traslato in marzo d'anno ottanta,
da Chiesa di laguna Ospedaletto
situata nel Sestiere di Castello.
 
Mattoni grigi in ampio marciapiedi
e la circondano alberi di lecci
con folta chioma ed ombra che ripara,
 
dal sole dell'estate assai cocente.
Piccolo bosco al centro del mio borgo,
dove al vespro si disputano uccelletti,
 
i primi che si svegliano al mattino,
per svolazzare in campi degli ulivi
e più vicino in fondi d'ortolani,
 
eppure quando piove sono ombrelli
e i contadini stanno ad aspettare
una promessa di fatica ai campi
 
dal comprator di ricco possidente,
per il lavoro di braccianti ad ore.
Al vespro dell'autunno per raccolta
 
alla distesa d'uliveti pieni
ed in estate per la mietitura
di grano di Lucania o Tavoliere.
 
Son uomini avviliti, spesso smunti,
in bocca un'alfa, una sigaretta
già preparata con cartina presa
 
nella bottega dei tabacchi e sale.
Stazionano sul prato di mattoni
in gruppi di preghiere o di lamenti
 
per cielo che non piove o cade male,
nel tempo che non serve alla campagna.
Ora non più i tempi dell'attesa,
 
per compagnia un telefonino
che squilla e chiama per miglior fortuna.
In quella piazza grande c'era un tempo,
 
nei giorni della festa ai nostri Santi,
un luna park prendeva quello spazio
con macchine da scontro e baracconi
 
di tiro a segno un colpo ad un pacchetto
di wafer al cioccolato già gustato.
Il tempo delle olive quello giusto,
 
per ricordare in tutto quegli eventi,
nostalgica visione del passato
e le vendemmie fatte alle matine
 
col mosto per novello a San Martino.
Mi piace ricordare il tempo andato,
il mese di novembre d'Ognissanti
 
i fiori e i lumi in tutti i Camposanti
ed il Cammino in Luce al Cimitero,
lungo i viali dei tumuli d'estinti,
 
il tempo dell'Avvento, grande evento,
l'attesa del Bambino nella Grotta,
con le vigilie fatte di digiuni,
 
lampade accese sui balconi in strade
e a preparar presepi nelle case,
profumi di trappeti e cartellate 
 
e a ritemprar pensiero in esercizio,
seduto a meditar testimonianze,
per Respiro del Tempo, la Poesia.
 
Oh, cara Piazza Grande del mio borgo,
ricordo l'esercizio ruvestino
e il magazzino di tessuti, estinto. 
 
E questo il tempo che mi sta più a cuore,
la casa ancor presente del mio Amore.
 
Lorenzo 14.11.22
 

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