Scritto da © Maria34 - Gio, 12/07/2012 - 13:11
Ho scritto tanto, un po’ di tutto su di lei ma delle sue mani ho questo ricordo.
Erano grandi, tozze quadrate scure e lacerate,
ma valevano oro.
Erano piene di saggezza, ma vederle .. che pena.
Con acqua salata sbollentava le grosse screpolature dolorosissime, metteva poi, appena morbide, dei filamenti di lana di pecora appena tagliata, essendo grassa chiudeva le ferite, il dolore di notte non la lasciava dormire, questo trattamento era efficace solo che durava poco, l’inverno era lungo, i lavori si dovevano fare, raramente quelle mani erano ferme e solo a guardarle avevo io le fitte al cuore, immaginando quanto forte fosse il dolore.
E qui che un po’ le assomiglio ,succede anche a me, però ora ci sono creme e guanti all’occorrenza se ne fa uso.
Ma quello che più mi ha coinvolto sono queste due parole: le mani che mai avrei pensato mi avrebbero fatto riflettere, se ne fossi stata privata! Meglio non essere mai nata.
Prima cosa importante è la libertà della persona, nel bene e nel male, sono mani che lavorano, mani operose, mani mani che bello se c’è volontà tutto si fa.
Le mie, ruvide intriganti, laboriose, violente all’occorrenza, pasticcione nel fare per imparare, disponibili, calde, sempre alla ricerca di cosa c’è da fare prima.
Sono ancora quelle mani che sanno parlare al cuore, accarezzare, sognare nel bisogno donare, mani sempre mani che han dovuto fare, anche quello che ancora dovevo imparare, le mie
Gina Ventramin
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