Mano nella mano,
si ritornava dalle litanie
Tu mi apparisti pallido...
come nei dì crepuscolari.
“Bianco Fiore, cos'hai?”
Diventavi di porpora...
“Padre... Aspettate...
Solo un istante;
ho intravisto tre rose.”
Non ci fu il tempo...
Di poterti dire...
“Figlio... scherzavo.”
Ti vidi allontanare...
Andar di corsa
fermarti
sul selciato.
“Figlio... m'ero sbagliato.”
Ti vidi quasi in bilico,
ma ritornavi.
“Padre?!...”
Posavi sul mio petto...
E ti asciugai col pianto
gli ultimi baci.
Oh... di quel pianto... ancora
porto lo sfinimento...
I suoi segreti gemiti...
Non vi affliggete...
Rimaniamo ancora...
Non dite a mamma...
Restiamo ancora, se lo ritenete...
solo un istante.
Vieni ti porto a Bolgheri
… Figlio,
son di ritorno,
sorreggimi al tuo cuore,
che altri non sappia...
Socchiudo gli occhi,
mentre ti parlo.
Mentre ti parlo
va la salitina...
Non le mie forze, piccolo
Amore mio.
Vieni,
Ti porto a Bolgheri,
la mamma
tu la vedi, non volle separarsi.
Unisce nel cestino
il frutto rubro,
e le tre rose pallide.
Nel fiore dell'ibiscus
vedrai il ritorno.
Vieni,
Amor mio.
I versi mi sono stati trasmessi da Poeta Giosuè Carducci. Sono rievocati gli ultimi momenti con il figlioletto Dante. Dante si ammalò di sfinimenti improvvisi, dovuti alla mancanza di iodio e ad una leggera malformazione del pancreas.
Al genitore affranto, veniva ingiunta dalle autorità, la dissepoltura del corpicino, per motivi burocratici. Quanto riporto, accadeva dopo il rifiuto alla famiglia, da parte delle forze dell'ordine, di una adeguata sepoltura nel cimitero di Pietrasanta.
- Blog di Giuseppina Iannello
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