Scritto da © Anonimo - Sab, 09/07/2011 - 20:09
Taciturne borse gonfie
assiepano infinitesimi mondi
che non ho saputo vedere.
Ora ribelli m’apostrofano,
loro che sono di me
come io sono di me stesso.
L’universo,
ciò che fu, ciò che è,
ciò che questi occhi mai videro,
si sfilaccia
in linee d’attimi inconsistenti.
assiepano infinitesimi mondi
che non ho saputo vedere.
Ora ribelli m’apostrofano,
loro che sono di me
come io sono di me stesso.
L’universo,
ciò che fu, ciò che è,
ciò che questi occhi mai videro,
si sfilaccia
in linee d’attimi inconsistenti.
Borse piene di foto
e dei sogni interrotti
di Madamadorè,
nascondono solitudini
in dolori di cuore naufrago
attraccato a moli sgretolati,
e il vuoto di passi
su stuoie cedevoli di poseidonie
Inviolata tristezza
inquilina d’occhi pesanti,
rinchiusa in me
qual pianta che non fiorisce
e reca in sé, nascosta,
la luce di fiori mai sbocciati.
e dei sogni interrotti
di Madamadorè,
nascondono solitudini
in dolori di cuore naufrago
attraccato a moli sgretolati,
e il vuoto di passi
su stuoie cedevoli di poseidonie
Inviolata tristezza
inquilina d’occhi pesanti,
rinchiusa in me
qual pianta che non fiorisce
e reca in sé, nascosta,
la luce di fiori mai sbocciati.
Dettagli
d’immensa profondità
scolpiti nel muro
della mediocrità
e fulminati da lampi
di magnificenza.
Nel cielo ora velato
da questo alibi di nuvole
vive il mio corpo
mendicante d' azzurro.
d’immensa profondità
scolpiti nel muro
della mediocrità
e fulminati da lampi
di magnificenza.
Nel cielo ora velato
da questo alibi di nuvole
vive il mio corpo
mendicante d' azzurro.
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