Si, poiché prima mi ero tuffato sul testo per cercare di carpirne i suoni, le novità linguistiche, le “stranezze” rispetto ad altri vissuti, in una parola, la cosiddetta Bellezza, l'esplosione di uno specifico inespresso-espresso.
Sono stato, come mio solito, un impulsivo.
Ora, ho ricominciato dal Sommario, prima ancora dall'esterno. Il libro che ho tra le mani è bello in sé, nel colore, nella rilegatura, nel formato, nelle pagine sottili, perfettamente sfogliabili. Oro su blu, e in folio.
Due i segnalibri. Bastano.
Il Sommario mi dice che questa volta ho fatto un buon acquisto. Si partirà dalle Poesie e giù giù, passando per I Deserti dell'amore, Prose evangeliche, Una stagione in inferno, Minute per “ Una stagione in inferno”, Illuminazioni, Opere varie, Prose e versi di collegio, arriverò alla Corrispondenza.
L'Introduzione è di Yves Bonnefoy, la Traduzione a cura di Diana Grange Fiori. Nomi noti anche al grande pubblico.
Bonnefoy, oltre che poeta e critico, è titolare della cattedra di studi comparati della funzione poetica al Collège de France e, questa sua professione già di più lo titola a parlarmi di Rimbaud, della sua poesia.
Ho detto di essere un impulsivo ma, solo iniziando a leggere l'Introduzione, mi accorgo di essere stato molto, troppo buono con me stesso.
Il critico dell'arte apre la parte che si è riservata con “L'alchimista del verbo”, sotto la quale presentazione distingue, per capitoli
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Ce qu'on dit au Poète à propos de fleurs
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Alcune questioni di metodo
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L'uso colpevole dei segni
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Una poesia di celebrazione
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Il progetto di dérèglement
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Il sonetto delle “Voyelles”
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Già l'impossibile
A ruota, prima dei componimenti, segue la Nota sulla Traduzione di Diana Grange Fiori, anch'essa ricchissima di richiami sulla specificità delle due lingue, quindi, a volte, la loro manifesta intraducibilità, la loro diversa complessità fonetica, le loro distinte strutture.
Detto questo, la prima cosa ragionevole da fare per la migliore comprensione di questo Autore, credo sia quella di costruirgli un paradigma attorno, di collocarlo, cioé, nella sua epoca.
Solo così potremo farci coscienti dei suoi movimenti, delle sue aspirazioni.
Rimbaud va a costituire la coda di un ciclo iniziato con Baudelaire, continuato con Mallarmé e Verlaine, di cui fu anche ospite per un qualche tempo.
Quando sorge, quando cominciamo a leggerlo nel suo scatto rabbioso del "Cosa dicono i poeti a proposito dei fiori" dobbiamo tenere in conto che ha circa diciassette anni ed ha già elaborato e digerito l' "Al lettore" di Baudelaire, le sue "Correspondances", tutta la sua poesia; ha già elaborato o sta affinando la propria critica alla concezione della poesia del movimento " Il Parnaso", ha già in mente cosa, secondo lui, nella concezione del mondo, dell'esistenza, non va, cosa è sbagliato in Mallarmé e in Verlaine.
E' il Genio. Lo riprenderemo poi, eccome, questo "nome", parlando del Romanticismo.
Leggiamo come ha appoggiato quasi totalmente, impossessandosene e facendola propria, la ribellione del periodo in cui vive, la voglia di riformare la visione della vita del movimento Romantico.
Dirò fin dall'inizio, inoltre, che proponimento di questo lavoro è, non soltanto l'esame della poesia di Rimbaud, che comunque ne rimane il fulcro, quanto una ricerca, attraverso e prendendo a pretesto questo Autore, delle intersecazioni che si creano, di mano in mano nella vita reale, tra arte, economia, filosofia e scienza. Sicchè L'Artista viene visto nel suo respiro, mentre lo stesso entra ed esce dalla gola, visto vivo, come un soggetto tra gli Altri, in corrispondenza con gli altri, protagonista anch'esso del proprio tempo e spazio, nonché propugnatore di una sua propria idea da comunicare, assolutamente non avulsa, come potrebbe pensarsi altrimenti, da chi e ciò che lo circonda.
Queta ricerca sarà, in definitiva, il vero filo conduttore che con l'aiuto di Yves Bonnefoy, altri Autori ed altri contributi, anche selezionati dal mondo internet perché no, dalle letture di libri, e dai ragionamenti che ne sono nati e nasceranno, si cercherà, come un filo d'Arianna, insieme di dipanare.
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