La nudità e la bellezza (Piazza Navona) | Prosa e racconti | Franca Figliolini | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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La nudità e la bellezza (Piazza Navona)

 
 
 
   Di notte la piazza si faceva vuota. Solo noi restavamo lì, seduti sugli scalini di Sant'Agnese in Agone, davanti alla fontana dei Fiumi, pregni eppure ignari della bellezza dello scenario. Le canne passavano di mano in mano. Un po' di chiacchiere, mentre qualcuno pomiciava appena un po' più in là e qualcun altro suonava. Una chitarra, ma a volte anche un sax o un violino, c'era sempre.
Un modo di stare insieme per noi figli dei fiori in sedicesimo, senza nessuna Woodstock né nel passato né in prospettiva, legati alle pietre della nostra città. Un po' nichilisti un po' ansiosi di futuro, ribelli, ma per la maggior parte senza l'ancora di un'ideologia, di un'elaborazione politica. Gente così, insomma, coi capelli lunghi e spettinati, i vestiti non casual, ma proprio casuali, mai una lira in tasca.
Ce ne stavamo lì senza far casino, a parte la musica e i cori delle canzoni che conoscevamo tutti a memoria, ed erano sempre le stesse. Qualche volta, la 'risarella' incontenibile provocata dallo sballo soft del fumo, si trasformava in ilarità generale, che risuonava per la piazza deserta, giocherellando con le sontuose architetture della Roma barocca. Qualcuno arrivava, qualcuno se ne andava. Non avevamo nomi, non avevamo status sociale, studi, letture, famiglie, lavoro. Eravamo nudi.
Consustanziali ai sampietrini, elementi dell'arredo urbano.
Ricordo quando arrivò l'eroina. La portarono le lunghe gambe di un ragazzo dai capelli neri lisci, soprannominato Ero, per ovvi motivi. Una persona dolcissima, dagli occhi vellutati. Non il bieco spacciatore, il mostro avido di soldi. Ero aveva scoperto una cosa bellissima e voleva condividerla con noi. Lui fu il primo a morirne. Gli altri scivolarono nel delirio della dipendenza a poco a poco. Cominciarono a rubare, a prostituirsi e tutto il resto che ben si sa. Per fortuna, io odiavo le iniezioni. Solo per questo non la provai mai. O anche perché, in fondo, ero troppo una brava bambina.
Le chiacchiere, la musica, le risate, si ridussero alle discussioni su come rimediare soldi per la roba. Ogni tanto qualcuno spariva, inghiottito dall'eroina. Morto, il più delle volte, o in galera. Smisi di andare nella piazza.
 
Di loro, non sapevo nulla e rammento ben poco. Ricordo solo la nudità e la bellezza, così fragili entrambe. Vittime predestinate del nulla.
 
 

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