La frusta e il treno (intorno agli oggetti - 5) | RV International | ferdigiordano | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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La frusta e il treno (intorno agli oggetti - 5)

 
 
            Nell’alba in cui alza la frusta il sole, si genera il chiaro o il suo nervo; una crepa scalfisce tutto il rosa perlaceo che avvolge ogni tremendo oggetto; si informa la vista che un mondo c’è. La sedia aspetta che la casa mi lasci un balcone. Lo evidenzio: mi sfugge la situazione, perdo il controllo del panorama, ne esco sui due piedi fino al caffè.
            Nello stesso momento, l’acciaio libera la catapulta delle ruote. Il metallo grigio si avvita infinite volte su se stesso come per emettere lunghezza, ma si spoglia. Niente più sarà uguale nel dopo le partenze. Lasciato il punto iniziale, la curva o la retta che si genera, segnerà lo spazio e il tempo in modo indelebile: né la frusta rigenera, né il treno riavvolge le vicende.
            Ma l’alba, con il suo alone magro, stimola ogni dorso. Accende il portamento verticale e lo integra alla schiena, alle menti. La frusta non c’entra, però esegue. Nessuna luce, ma il suo lampo acceca. Il corrimano della pelle si spezza: precipita la coscienza, si disloca il carico da sapere, la psicostesia soppressa: quanto pesi, chi sei, che fai lì, perché non dormi? Lo scenario del sangue evolve trapassato il lembo della finestra. Una sorta di binario rosso incanala il viaggio della sofferenza.
            Il treno, invece, sotto il peso del suo unico desiderio redarguisce il passaggio a livello, sonorizza le stazioni, schiaccia le traverse che lo reggono. Sulle massicciate il treno vaporizza il percorso; lo mantiene nella scia il ritmo: ta-tan, ta-tan, ta-tan; include la timidezza nei posti letto: ta-tan, ta-tan, ta-tan. Da questa nenia si ricava la percorrenza.
            Ta-tan, ta-tan, ta-tan. Fiuuuuuu!
            Fshh!, schiock! Un boom sonico.
            Il tratto arcuato della frusta aggiunge paura all’aria, dove si profila lo schiocco. Contiene la tintura con cui si copre la prassi della violenza. Il sigillo del colpo porta il clamore alla bocca, lo fa erompere dal punto più prossimo al dolore. Catechizza l’insorgere della ribellione. La frusta non ha parole di pietà e non fugge: sente il colpo e lo inghiotte.
            Intanto il treno manifesta la maternità dei vagoni. Le loro cosce a soffietto espellono cellule ordinate per compito: le mani alle braccia, i piedi alle gambe, le illusioni ai biglietti.
 
            Se potessi scegliere, amerei seguire gli aironi dove collaudano il vuoto.    
 

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