Cara Manu,
ti scrivo questa e-mail come una sorta di carezza benevole portata da un amico fraterno. L'ho scritta direttamente a te, senza postarla su Rosso. Dalle discussioni fatte al telefono, in cui mi hai palesato dubbi riguardo l’interpretazione del testo poetico, ho voluto tratteggiare un brevissimo saggio sull’argomento.
Capire, comprendere, interpretare uno slancio poetico, un’opera d’arte e, ancora, una pulsione artistica e saperne cogliere la ricchezza, la bellezza inesauribile, segreta che essa ci comunica è attività complicata…La lettura, tuttavia, diventa inevitabilmente il primo approccio. E’ un momento essenziale e ineliminabile che richiede comunque un’adeguata metodologia per risultare produttiva. Quindi, l’atto della lettura resta il primo passo da compiere per avvicinarsi ad un componimento. E’, per intenderci, come un gioco di amanti: si guardano, si studiano, si annusano, si stuzzicano e tutto per arrivare a toccarsi…Ho banalizzato…mi rendo conto, ma tuttavia è così. Chi s’avvicina all’analisi testuale di un’opera poetica deve per prima cosa avere ben chiaro gli esiti della ricerca nel campo della linguistica e della teoria della comunicazione classica e coeva. Questo perché il soggetto letterario resta, fondamentalmente, un messaggio che un’entità (poeta) desidera inviare a un destinatario (lettore) attraverso un codice precisissimo (la lingua) che il destinatario dovrà conoscere per poter capire. Posta in questa forma la poesia o qualsiasi altro sforzo artistico che si traduce in parole può essere considerato un puzzle da costruirsi…di fatto è proprio così. Un oggetto complesso, di cui si vogliono conoscere le ragioni, i meccanismi di funzionamento e le tematiche ivi celate. L’analisi critica, in sostanza, deve in un certo qual modo aiutare a comprendere appieno come funziona un testo e altresì mettere in condizione il lettore di esprimere un parere motivato, che vada di là dal semplice “mi piace o non mi piace”. Vorrei farti soffermare sul termine “motivato”, è lì il succo di tutto il ragionamento. In mio soccorso, a tale riguardo, giungono le parole di T.S.Eliot, il quale nel suo saggio intitolato “L’uso della poesia e l’uso della critica” edito da Bompiani nel 1974, afferma apertamente: “In un dramma di Shakespeare si hanno diversi livelli di significato. Per gli spettatori più semplici c’è la trama, per i più riflessivi c’è il personaggio e il suo conflitto, per i più inclini alla letteratura, le parole e la costruzione dell’espressione, per i più sensibili musicalmente il ritmo e per gli spettatori di maggiore sensibilità e intelligenza, un significato che si rivela in modo graduale”. Sono parole illuminanti, che aprono porte che fino a questo momento erano chiuse. E’ così per qualsiasi opera letteraria…Quello che Eliot ci dice è… valutare una poesia in modo adeguato richiede un lavoro profondo, impegnativo, faticoso…Quando vai ad approfondire l’esegesi non ti puoi limitare con il semplice riassuntino che si fa a scuola, devi andare più a fondo, scavare..Nell’ars poetandi le parole, gli aggettivi, i verbi, i lemmi e ogni singola virgola non hanno solo un significato denotativo, ma in sé raccolgono più di un significato, che non si restringe esclusivamente, appunto, a quello letterale-denotativo. Ho usato l’aggettivo denotativo non a caso, perché nel suo significato principale esplica un senso superficiale e nel nostro caso non è appropriato. In poesia le parole si riempiono d’implicazioni soggettive, allusive, emotive, e sovente acquistano pure un’accezione figurativa, pertanto, se si desidera fortemente respirare il componimento è necessario cogliere queste implicazioni e decifrarle. Se fosse così semplice, sarebbe troppo comodo…Il testo poetico non si può definire in senso assolutistico, in quanto, per sua natura, è polisemico. Non aggrottare le sopraciglia per l’uso di questo termine. Ti spiego subito. Qualsiasi componimento possiede un significato di base sul quale generalmente sono tutti d’accordo, ma una volta superatolo, ogni lettore può ritrovarvi molti altri significati, sulla scorta della propria sensibilità, della propria preparazione culturale, del proprio background…Come puoi ben comprendere una poesia si vestirà con panni diversi ogni volta che si leggerà. Quindi, chi avrà il compito di valutare il testo non dovrà in alcun modo soffermarsi alla prima impressione, si dovrà sforzare di domandarsi il motivo d’ogni affermazione, di ogni immagine approfondendo tutti i temi. La conseguenza logica è quella di riconoscere fuor di dubbio che per sviscerare un testo occorre una minima conoscenza a aprioristica del settore, ed è qui ti volevo portare…Entriamo nel vivo della materia. Secondo i principi della critica strutturale, quando si è portati all’esegesi, è necessario smembrare il testo minuziosamente in moda tale d’avere una visione profonda delle parole e della costruzione dell’opera. Il testo va diviso in sistemi o, meglio, in livelli e il critico dovrà operare su ciascuno di essi, deve fare un’analisi dettagliata, atta a percepire una precisa rete di riferimenti interni. E’ un lavoro di cesello, di taglio e cucito. Ci si renderà conto che si avranno più discorsi testuali, i quali dovranno successivamente essere ricomposti in un’unità unica. Giustamente, ti chiederai…perché mi sta facendo tutto questo discorso? Primo, perché desidero dimostrarti il mio affetto con questa breve lezione di critica letteraria, mettendoti a disposizione la mia limitata conoscenza. Secondo, perché sarebbe mio intento cercare di fugare i tuoi dubbi in fatto di valutazione di poesia. Ma riprendiamo. Attraverso la verifica delle interconnessioni, che potranno essere d’opposizione o di collegamento, si dovrà accertare una coerenza del testo e, conseguentemente, un’interpretazione coerente e organica dello stesso. Accanto a questo approccio, si deve affiancare anche quello semiotico ( semiotica letteraria ), metodologia che pone a confronto la forma e il contenuto, che distingue nel testo una parte significante, definita espressione, e una parte significata, il contenuto…Per esemplificare, nel leggere le opere letterarie, gli aspetti di cui bisogna tener conto sono…Il piano contenutistico: 1 – livello tematico. 2 – livello simbolico. 3 – livello ideologico. Il piano espressivo: 1 – livello stilistico. 2 – livello linguistico. 3 – livello ritmico-metrico. Se l’analisi, all’inizio, deve essere compiuta separatamente per cercare d’entrare nel componimento, poi occorre riportare tutto all’omogeneità dello studio nel suo complessivo, il tutto per tener ben presente che saranno proprio le relazioni, le interconnessioni tra i vari ambiti a dare unicità all’opera. Ti puoi rendere conto anche tu che non è impresa facile, perché l’autore non procede per gradi, mette sul fuoco della composizione simultaneamente tutti i vari livelli testuali, per lui è del tutto naturale…Andiamo ancora più in profondità. All’interno del piano contenutistico, il primo aspetto che bisogna affrontare è quello tematico, che in pratica esprime il tema di fondo dell’opera ( es. l’amore, la morte, la speranza, l’eroismo, il perdono…ect. ect. ). Per comprendere al meglio la specificità del tema principale del componimento, è opportuno evidenziare come questa si relaziona con i motivi secondari costituenti la trama del testo poetico. Faccio un esempio. Se si ha di fronte un sonetto stilnovistico, il tema generale sarà l’amore cortese, ma accanto ad esso ci sarà anche la rappresentazione dell’uomo sorpreso per l’apparizione dell’amata, la lode della bellezza della donna in confronto alle cose più belle della natura e l’impotenza di favellare. Nel momento in cui qualcuno di questi archetipi ricorrerà con frequenza nel testo, si potrà parlare di leit motiv, mentre se il tutto si riferirà ad una parola, si parlerà di parola-chiave. Rimanendo sempre sul piano del contenuto è facile passare dal livello tematico al livello simbolico-ideologico, giacché spesso un motivo acquista in un determinato contesto culturale un valore simbolico, che allude ad un’idea o concezione della vita. Così le figure femminili della poesia leopardiana (la donzelletta, Silvia, Nerina), sono simboli della speranza e delle illusioni, che in una visione illuministica e materialistica, non sono che inganni della natura, madre o matrigna che sia. All’interno del piano dell’espressione s’individuano altri livelli che compongono il testo poetico, questi sono: livello retorico-stilistico, livello linguistico e livello ritmico-metrico. Tali ambiti, e per motivi di metodologia e per necessità pratiche, possono essere separati da tutti gli altri. L’esame del registro stilistico esige la capacità d’individuare delle figure retoriche, dei generi letterari e dello stile. Mentre il livello linguistico raccoglie in sé tutte quelle regole che strutturano la lingua. La strutturazione morfologica, ad esempio, è materia che definisce la regolamentazione dei verbi, ed è importante perché l’uso dei tempi verbali dà ricchezza concettuale. Oltre a questo, bisogna tenere d’occhio anche la struttura sintattica ( paratassi e ipotassi e le figure d’ordine – iperbato, anastrofe, chiasmo…per citarne qualcuna ). Ultimo aspetto è il lessico. Di solito, quando il poeta o l’autore crea, sceglie il lessico con precisione, non va a casaccio e, pertanto, in fase di analisi, è vincolante focalizzare le ragioni di tali scelte. Ricostruire le particolarità e le peculiarità del lessico e al contempo stabilire se esso è congruo, coerente o no al contenuto, è azione tutt’altro che semplice; ogni poeta, infatti, seleziona il proprio lessico sulla scorta della personale interiorità, cultura e esperienza, quindi le sue scelte saranno motivate e precisissime. Qualsiasi parola diventa insostituibile. La scelta fatta dal poeta, per quanto soggettiva sia, non può adeguarsi esclusivamente alla natura dell’atto linguistico, pertanto la cernita e la selezione delle parole si allineerà su due assi connaturati del linguaggio: l’asse paradigmatico, alla luce del quale si scelgono nel contenitore della lingua alcune entità; l’asse sintagmatico, secondo cui si predispongono le proposizioni sintattiche dello scrivere. In altre parole, il critico, valutando le peculiarità, dovrà chiedersi perché il poeta ha utilizzato questa costruzione, perché ha posticipato il soggetto, o perché ha omesso il verbo…Quando si parla di perla poetica? Si parla di gemma quando una parola usata acquista un significato tutto particolare, originale e, come si è affermato nelle righe precedenti, è insostituibile. Ad esempio, la parola tempesta nel Leopardi, oltre che ad essere insostituibile perché è inserita in una trama ritmico-musicale precisa al millimetro, possiede altresì, accanto al suo significato denotativo ( oggettivo, referenziale, comune e letterale ), un significato connotativo ben più importante ( soggettivo, allusivo, emotivo e evocativo ) e tali significati sono il più delle volte latenti, fanno riferimento alla sfera personale dei ricordi o, ancor di più, alle memorie letterarie e persino risalenti al proprio inconscio. Il grande poeta per poetare utilizza la lingua, la manipola a suo piacimento creando, attraverso combinazioni, immagini ricolme di significato e gli ausili che può usare sono le figure retoriche, dette per l’appunto di significato ( similitudine, metafora, metonimia, iperbole, perifrasi, personificazione e litote ), con cui altera la lingua proponendo sempre scene inattese, suggestive ect. ect. La lingua della versificazione è, dunque, in qualche modo totalmente differente dalla lingua comune, anzi si può affermare che il Vate fa dello scarto dalla norma la sua particolarità espressiva. L’ultimo aspetto da considerare è quello metrico-ritmico-timbrico. Questo livello, come è già stato più volte rimarcato, in alcuni poeti, è talmente importante che una determinata disposizione fonico-timbrico diventa rilevanza anche sul piano del contenuto (cfr. Pascoli, D’Annunzio e molta poesia contemporanea). Quindi, si dovrà fare molta attenzione alle figure retoriche dei suoni (Allitterazione, onomatopea, omoteleuto, assonanza, consonanza e rima. Le parole che rimano fra loro, creano con la ripresa sonora, campi semantici (isotopie) che ampliano e arricchiscono il significato).
Sono giunto alla fine di questo breve e sintetico lavoro. Prima di lasciarti desidero riportare qui le parole di uno dei più illustri critici della nostra letteratura. Il De Sanctis, nell’introduzione al “Saggio critico sul Petrarca”. Diceva: “V’è una critica elementare ed utilissima, che mira alla semplice interpretazione; questa critica può illustrare e spiegare un lavoro, non lo può giudicare. Vi è una critica tutta esterna, che raccoglie e fa un bel mazzo delle forme di dire più elette, o dei concetti più peregrini. Anche questa critica è incompetente a dar giudizio di un lavoro d’arte. Vi è un’altra critica, che studia le qualità dello scrittore e si riassume nel celebre motto: - lo stile è l’uomo-. Questa critica non ci può dare essa pure che mezzi giudizi”. Secondo le parole del De Sanctis non vi è critica giusta, è ovvio che lo studioso esaspera il suo approccio. La vera critica si troverà, dunque, secondo A. Marchese “all’incrocio di queste molteplici considerazioni e affronterà l’opera da diversi versanti (i vari livelli o sistemi di cui abbiamo parlato) pur tenendo sempre ad uno sbocco unitario e totalizzante”. Con questo ho davvero concluso e spero d’averti fugato alcuni dubbi…Se non l’ho fatto, mi auguro almeno di averti chiarito un po’ come si dovrebbe avvicinare ad un’opera letteraria…Un bacio enorme…Francesco
Nota
dedicato a tutte le giurie di tutti i concorsi e a tutti coloro i quali si sentono di "decidere" le sorti di un brano affidando al solo gusto il proprio metro.
Manuela
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