Scritto da © Ivan Vito Ferrari - Gio, 20/05/2021 - 11:10
Più volte volgo, volto lo sguardo oltre il confine,
verso la direzione del vento, tra gli aquiloni del cielo e il rumore delle onde,
in cerca di una carezza, di un sorriso,
di un sorriso, di una carezza.
Più volte volto volgo, il mio Sguardo flesso,
riflesso nell’uomo che fui, figlio del Tempo.
Lemme lemme, l’orizzonte si va stanco,
la spuma si fa neve, al sole;
la grondaia gronda di sudore;
lo scrosciare ansima, con voracità,
galoppando tutta la notte;
svegliando sì il buon mattino,
altresì come un risveglio da un canto di un disincanto,
frastornante, frastornando la notte ch’io passai con tanta pieta.
Più volte volgo, lo sguardo verso il buon mattin, pien di speme e di gioia.
Si sa, che Egli sì che sa i sentieri adombrati,
sa la mia ombra,
sa come riscaldare il mio silenzio.
Più volte, offro il mio volto,
verso il candido Albore, nel suo bianco splendore,
vestito di pelle profumata, pregna di odoroso gelsomino,
che con grazia e con un passo da cerimoniere,
attraversa, passo dopo passo, trionfante
tutto ciò che è stato, portandolo a sé
come una vergine emozione al tramonto,
sussurrando, sotto voce,
parole bianche, parole fresche, parole nuove.
Fianco a fianco, dolci timidi infanti percorrevano
sottobraccio, le sue spalle in cerca di una flou d’amore.
Giunsero con gote rosse, lassù, verso la brughiera,
con ardore e prepotenza bussarono alla mia porta silenziosa,
portando non una lacrima con sé, non un loro pianto,
ma dondolando la culla del loro canto, un canto
che non fa rumore, non fa colore, non fa odore.
I teneri infanti, mi guardarono e aprirono la voglia a mani dure,
senza smettere mai di sognare o di sorridere,
ascoltando la palla infuocata nel loro primo amore.
I teneri dolci infanti, toccarono i bisogni dell'anima
nella curva di un sorriso, sorridendo a crepapelle.
Li sentii così forte, che ascoltare un loro fremito,
mi portò a danzare un lento,
sotto gli occhi del cielo e le carezza del vento,
un vento buono che suona svegliando persino la terra incantata,
come per incanto e il disincanto!
La mia anima rimase sì rapita, che si rapprese,
portando in grembo la voglia di sorridere ancora una volta.
Il mio cuore si rinvigorì, si rallegrò,
vedendo il mio volto rischiarato ancora una volta.
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