É uno spritz consumato tra il suono delle campane, lungo le fondamenta Priati, tra due tavolini che rubano spazio al passaggio e raggruppano poche persone.
Voci. Istanti sonori portati dal vento, suoni in lingua inglese confusi dallo sciacquio del canale e dalla dolce parlata venexiana.
E lì, tra quei due tavoli, il tempo usura lento i suoi attimi, cadenzato dal rumore dei passi dei venexiani o dei turisti che calpestano il selciato.
Nel canale, di un colore verde scuro, denso come melassa, una barca scorre lentamente. Il tempo fugge raggiungendo una dimensione effimera, disperdendo i suoi frammenti al vento.
E la sera cala, confusa nel computo delle ore.
La facciata del collegio Armeno si specchia nel riflesso del bicchiere, oltre il rosso dello spritz, sconnessa tra le goccioline perlate della condensa, sembra galleggiare e ruotare come l'ago di girobussola. Scende anche la luce, che da intensa attenua il suo bagliore e subito il colore del tramonto inizia a indorare tetti e altane.
Ti alzi, lo spritz ora è finito. E lì, nelle fondamenta, senti l'eco dei tuoi passi che ti portano via, lontano, verso la notte.
- Blog di Rinaldo Ambrosia
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