Scritto da © Hjeronimus - Ven, 06/05/2011 - 13:29
Sono preso come in un vortice. Battente, impetuoso, a tratti scorticante. Poi, a momenti, si spalanca su covi di quiete, imprevedibili, di cui non si conosce l’uso e quindi non si sa che farne. Ci si resta accovacciati dentro con le meningi acciaccate e avanzi di idee contorte, inutilizzabili. Non è questo il tempo che vorremmo, il tempo che ci manca. Non ci manca di certo questa stasi patologica, sonnambolica, ove rotolarsi nell’inedia. Avremmo voluto invece un altro tempo, ricco e appassionato, posto in un altrove imaginifico e ricolmo di sorprese letificanti. Un Eden del cervello in cui l’intelligenza trovasse infine asilo e si lasciasse sollazzare da un vento epistemologico, e non da questi turbini insensati che servono soltanto a introdurne altrettanti, nella illusione, o allucinazione, di un “porto di belle navi”, dove non approderemo mai più.
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