Scritto da © Piero Lo Iacono - Ven, 24/09/2010 - 19:39
Col bisogno del mare
non accetto me stesso
una terraferma.
Rotola senza pace,
e non indulge a pausa o resa
qualunque mare.
Su febbrili crinali
di accalmi e risacche
si dimena furore in catene.
E poi marea si arena bocconi.
Qualcosa che deve trovare
-non saprei- per sempre cerca.
Ondivago ossesso di andanti e tornanti.
Risciacquo di forze.
Vizioso scialacquio.
Di spire e volute a interminabili tornei.
Eterni ritorni di inconcludenze.
Onde a branchi furibonde.
In lotta tra loro
per essere la prima
dalla deriva alla riva.
Ed io della loro stessa ansia contagiato.
Nulla scrive l’acqua malferma,
nulla le nubi in pioggia sparite.
Ah! Poter essere come i fiumi
che non bevono le loro acque
e per anse danzando
si insalano vanificandosi.
Pernacchie e motteggi mi sembrano
i rombi delle navi in partenza.
Tinnuli carillons le campane d’ordinanza
all’imbrunire del giorno.
Illusi pescatori già l’aria pesano, il silenzio, il respiro illuni.
Per lampeggianti speranze
nel rabesco zigzagante
dall’amo alla lenza.
“La mer, la mer, toujours recommencée” (P.Valéry, “Le cimetière marin”)
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