Scritto da © Giuseppina Iannello - Lun, 09/05/2011 - 09:07
Fu quella casa il mio ultimo sogno:
mi si offriva alla vista una spiaggia,
e il fiore dell'arancio
e il Mare nostrum
E sognavo una casa di campagna,
antica e nuova,
tra vetuste palme.
Dicevo alla mia mamma,
papà m'era daccanto, quando sarò cresciuto,
per Voi farò un palazzo...
Avrà grandi vetrate, tra il fior dell'elianto
e sentiremo, tra gli ulivi il vento.
Mia madre, mi rispose, stingendomi
al suo petto...
Udivo la sua voce, in quel suo sguardo
mesto: “Zvanì, è presto...”
Anch'io, poeta...
Analogo fu il sogno...
Seguivo la mia mamma
in ogni stanza,
solo con Lei parlando.
Quando sarò cresciuta, avrai un
castello...
In una villa
e i fiori di settembre,
sulla veranda...
E penserò al cancello,
tra le rose,
schiuso per sempre.
Un viale condurrà fino
all'ingresso, tra i fiori
dell'acacia e l'agrifoglio,
asperso di rugiada.
La porta s'aprirà,
miei genitori; risplenderà
la stanza dell'amore
che ogni giorno, mi date.
E quel castello avrà
la prima stanza, sporta
sull'onda tenera del
mare.
Poi, conscia del suo gusto
negli arredi, confidavo
alla mamma la sorpresa...
La prima stanza,
similmente, alle altre, avrà
grandi finestre
e le credenze, traboccanti
di ninnoli leggeri...
avrà smerigli d'oro
nell'azzurro, di cangianti
riflessi.
Mia madre
mi guardò teneramente...
Poi, accostandomi al petto,
un po' più forte,
mi rispondeva:
“Pinuccia, è presto...”
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