Cara umanità,
senza ombra di dubbio
sei animata da profonda essenza
che è la triade dell’io profondo,
ad immagine e somiglianza
di Colui che con cura e premura
così ben ci confezionò;
chiamiamolo pure come ci pare,
ma sul nostro Salvatore cosa c’è
da dubitare? Non c’è niente da confutare.
Dopo tanta vanagloria e sicura filosofia,
tornando con piedi ben saldi a terra
e continuando con l’interior conflitto,
al solito egoista, mente o pensiero,
piacciono davvero tanti soldi
per cui a vele spiegate,
nonostante le botte in testa,
naviga da tempo in sistemistica
sognando future avventure
che rimangono sempre sogni.
Anche in queste innocenti illusioni
c’è il richiamo del solito rompiballe
che pure queste, solo finzioni,
mi manda all’aria, ricordando
più seri impegni da attuare.
Per carità non parliam dell’evento
che ci costò giorni di rabbia:
quei tanti soldi in più
del disattento cassiere, cosa vuoi,
sovrappensiero me li misi in tasca,
nel mio subconscio volevo ripagar
di pari moneta le tante rapine
che poveri noi, in debito con le banche,
subiamo per vera usura, anzi legal rapina;
e poi con la roulette
del tasso fisso o variabile
non l’azzecchi mai, perché
a prender o meglio a rubar soldi
son sempre loro!
Ma tu... maledetto giudice inflessibile,
a dir imbroglione è davvero poco,
mi chiamasti finanche ladro.
È questa forse la recondita
ragione per cui intrapresi
il viaggio nel mio stesso corpo,
proprio alla tua ricerca,
altro che anima immortale
te l’avrei fatta pagar per davver cara.
Sulla soglia della conoscenza
mi son fermato solo per rispetto
alla divinità, ma il dì che poi sarà,
severa... mente e seriamente,
coscienza dei miei stivali
per sempre mi darai conto dell’offesa
a costo di rincorrerti per l’eternità.
Adesso però mio caro subconscio,
fonte di quotidiani assilli,
smettila un po’ con la tua petulanza,
non rovinarmi più l’esistenza
e concedimi finalmente tregua
ormai sulle soglie della vecchiaia.
Ancor non so spiegarmi perché tra voi,
terribili sorelle, c’è sempre tanto rancore
e rivolgendomi a te che sei coscienza,
è una domanda che da tempo
ti volevo far:
ma tu ce l’hai un cuore
se senza un minimo di pietà
spesso hai mandato la tua gemella,
questa povera sorella mente
in tante strane follie?
Bisogna però ammettere
a ragion di pura coscienza,
sempre foriera di verità,
che la mente è talor sbandata,
si lascia andar spesso a cattive parole
e ha pensieri troppo spinti per cui
c’è il freno da azionare,
il bello per fortuna inebria
e illude ad ogni età.
A ritroso nel tempo
ricordo ancora l’inizio delle scritture:
“Nel rinvenire alla vita
mi diagnosticai una falla
che, tra pensieri folli,
la mente mi spegnea”;
da queste epatiche follie
sol per divina pietà
feci ritorno alla realtà
proprio dall’aldilà,
saltando un immane baratro
“che ad ogni mortal è sempre alfin fatal”.
Nella speranza di un vostro accordo
stavo cambiando tenore di vita e,
finalmente pensando a me stesso,
già trasvolavo mari e monti.
Caro Franco, fermati qua,
non andar oltre con questi tuoi sogni
e risvegliati subito da ogni fantasia,
la vita purtroppo è sempre più dura
e la tua presenza necessita qua.
È la prima volta che vi vedo
d’accordo negandomi il riposo
anche in sogni e fantasie,
io comunque ho trovato rimedio
alle vostre quotidiane urla
con tanta musica di buona qualità.
Noto stranamente che con questa
anche voi vi acquietate
alla stregua di lattanti
con il ciucciotto in bocca.
Guarda in vecchiaia che mi doveva
capitar, fare anche da baby sitter
per conquistarmi così la melodia
del silenzio nella pace interiore.
- Blog di Francesco Andrea Maiello
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