Scritto da © Piero Lo Iacono - Mer, 11/05/2011 - 19:26
Ho sentito il mio angelo bestemmiare.
E sfondare una nuvola precipitando.
Due corvi si sono divorati
sotto gli occhi dei cigni.
E nel cielo si sono visti quattro soli
contemporaneamente.
Ho messo al sicuro gli altri miei angeli.
E libero una farfalla al giorno.
Depongo gigli e fragole
sul davanzale della finestra.
E ogni sera stendo sogni e bisogni
in riva al lago di ghisa
come un ragno in attesa.
Qualcuno suona il pianoforte come un dattilografo.
Ero riuscito a tagliare in due
una farfalla in volo,
vacua formalità sulla pesantezza del mondo.
Bella quanto sterile come la neve.
Ma lascia perdere la neve.
L’abbiamo persa per il sale.
Ora non ho più angeli da maledire.
Foss’anche l’angelo custode
di un Hitler o di un Erode.
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