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Figlio di (mezzo) secolo

Vivere è pieno di errori, di solito. Ora si  eccede e si vive a rovescio, solo per sbagliare. Il nostro nemico è la Téchne, l’arma di auto-distruzione di massa. E la massa, o “l’immonda società” per usare le parole di Baudelaire, si precipita festante, indemoniata, delirante tra le sue spire appuntite, come bagnanti masochisti nelle fauci di un Moby Dick. Ci raccontano che la tecnologia è solo mezzo, che solo serve, appunto. Che basta saperla usare. Nel frattempo la vita quotidiana, der Alltag, si brucia, si sbriciola, gettando il mondo intero in un brulicame di pezzettini ove rinvenire un filo conduttore, risalire ad un senso di tutto ciò che si sta facendo, è sempre più sterile, lasciandoci sciamare  in mezzo a quell’oceano di frantumi, in una deriva miasmatica, senza capo né coda.
Un vivere-zapping ove l’ultima stilla di ragione si sperpera in un cambia-canale perpetuo, senza costrutto, senza pensiero, senza contemplazione, senza estasi… anche la grammatica si sta sbriciolando, decomponendosi in mozziconi di parole che non significano più niente.
Così, non ci restano fra le dita che minuscole scaglie di esistenza, che, anche a volerci fare un mosaico, non si compongono mai in qualcosa di intelleggibile, in uno straccio di raziocinio con cui tentare, almeno tentare, di ricostruire una logica all’insensato andazzo del mondo.
Qualcuno chiama tutto ciò “la terza guerra mondiale, incominciata a nostra insaputa”. Ma se anche fosse, dovremmo ammettere che questa guerra è incominciata nel gioco nevrastenico delle nostre mani sull’ectoplasma digitale della nostra fine. La nostra video-fine, da virtuale a reale, da causa a effetto.
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Il ragazzo era connesso al mondo.
Sì, tramite una barretta ultra-piatta e lillipuziana, sulla quale tuttavia poteva agire su ogni oggetto e soggetto del mondo intero. Poteva chiamare, ordinare, conoscere, rintracciare ogni cosa e persona, standosene comodamente sprofondato sul sofà di casa. La sua barretta gli consentiva una grandiosa messe di possibilità, attraverso le quali lui poteva esercitare un dominio pressoché totale sui perché e percome del mondo. Non aveva certo smanie esploratrici. Qualunque cosa avesse voluto esplorare, era lì, a disposizione. Bastava volerla. Tanto che venne istituito nel suo quartiere un corso di “Saper-volere”, per imparare a desiderare tutto il possibile, attraverso la rete…
Mezzo secolo dopo, suo figlio non abbisognava più neanche di questo. Gli bastava far apparire una lavagna di luce con un gesto e quindi, col suo indice, toccare qualsiasi idea, o cosa, o icona per farla immediatamente apparire dal suo olo-proiettore. Se per esempio voleva fare una passeggiata nel bosco, perché affaticarsi? Un tocco “magico” ed ecco il bosco che gli “passeggia” intorno. Perché mettersi a marciare?. Fame? La solita “punta del dito” e la cucina si mette all’opera. “Crea” il panino, o la coca, e gliela porge. Certo, di tanto in tanto bisognerà rifornire la cucina delle materie prime. A tal uopo ci sono i Fattorini, l’unica “razza” umana restata pressoché tale e quale dalla preistoria della cibernetica. I Fattorini, difatti, si “innamorano” e perdono ancora tempo appresso alla conservazione della specie, riproducendosi. Fortunatamente, i loro figli studiano un po’, così abbandonano presto quell’arcaico ideale dei padri e passano per gran parte dalla nostra. Studiano Toccologia all’università della Mano. Così imparano ad usarle, le mani. E il cervello certo. Non vogliono mica restare schiavi delle loro gambe, a fare per sempre i fattorini… Le gambe sono inutili. Meglio il sofà. Quelle del nostro figlio del mezzo-secolo sono attrappite ed esangui. Col tempo spariranno, come i denti del giudizio di tanto tempo fa.
Comunque, dovesse far male qualcosa, un organo anche interno, chi se ne frega? Un tocco e subito la centralina-stampanti gliene riproduce uno tale e quale (ovviamente conoscono perfettamente il suo codice genetico) e lo immette nel comodo cannone-laser di casa. Un elettrodomestico eccellente, che punta la parte dolente, la rimuove e la ricompatta, nuova di zecca, direttamente fra i suoi gangli.
E quanto al sesso, alla passione sessual-sentimentale, è dimenticata. Il nostro giovane sprofondato nel sofà neanche si ricorda più se era gay o etero. Si ricorda solo che era maschio, questo sì. Benché, come le sue gambe avvizzite, anche là in mezzo la carne batte in ritirata e fra un po’…
In un certo senso, si è immortali, in tale habitat. C’è un solo problema. È un po’ noioso… E così, le gambe sono già “andate” e fra qualche tempo anche il resto si arrenderà. E il figlio-di-mezzo-secolo lentamente se ne morirà, di astenia, d’eutanasia, senza neanche ammazzarsi. Morirà così, sul sofà dove ha vissuto…
Come se s’annoiasse un po’ di più, spegne il suo schermo luminoso e quindi se stesso, cavandosi via per sempre dallo stand bay.  
 
 

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