Scritto da © Hjeronimus - Dom, 22/05/2016 - 08:46
19.05.2016
Se penso a Pannella, leader radicale deceduto oggi all’età oramai debita di 86 anni, mi grandinano in capo una marea di fatti, persone, elementi, eventi, tutti incollati a quella sua icona prorompente e sardonica, mai tramontata dal suo volto, pur con le rughe e le rade chiome ex-bionde. Una icona che sin dai miei più discosti ricordi campeggiava raggiante come una Madonna in trono di una democrazia che non esisteva. Lui voleva solo questo: una società che sostiene e si tiene su delle regole e che queste regole funzionino. Neanche gli importava proprio che fossero regole rosse o grigiastre, come la DC, o magari un po’ kualunkuiste … Aveva in testa un concetto chiaro e condivisibile: siete questo? Allora siatelo sinceramente e con rigore. Non m’importa se non siete socialisti, mi importa che siate ciò che dite di essere, rossi, verdi o visi-pallidi.
Questo, questa sincerità di fondo, è proprio ciò che gli Italiani professavano in pubblico e non volevano esser mai nella realtà. Meglio incarnare dei Machiavelli di periferia che vedersi costretti a fare i Donchisciotte di alcunché. Gli Italiani che razzolavano male, sempre e da qualunque parte si schierassero, e che infine decretarono per sempre l’ostracismo di Pannella dai veri scranni onde cui esercitare il vero potere. Ossia il potere di mettere le mani sul malloppo, considerando la nostra angariata penisola il malloppo in causa. Rendiamogli allora quest’unico servigio: riconosciamo, nonostante tutti i difetti che tutti si affannano ad accollargli, il suo autentico pregio d’attaccante nato: appunto, la sincerità …
Senza voler spargere troppi incensi, vorrei aggiungere oggi, 21.05.2016, questo: Pannella era uno showman, un mitomane monomaniaco del proprio leaderismo. Un protagonista “protestante”, bastian contrario che amava la vita e la scena su cui era montata. Le cause civili erano sovente solo una scusa per agitare le acque, per rimestarle creando audience intorno a se stesso. Si aveva spesso l’impressione che agisse solo in funzione del proprio glamour, per ascendere la scala del successo come una Wanda Osiris postuma, un pizzico demodé. Tuttavia, devo confessare che quando una volta mi trovai nella necessità di un aiuto, andai da loro, al suo partito radicale, all’Argentina e c’era lui, ricordo, che arringava i suoi. Mi aiutarono e furono i soli. Per sempre.
Ecco cosa: alla resa dei conti, anche nel Paese dei piazzisti che vogliono fare i premier, ciò che resta sono i fatti, l’accaduto e non la chiacchiera. L’unica cosa giusta sentita oggi alle esequie che mi sento di condividere è la deplorazione delle troppe lacrime di coccodrillo versate dai soliti noti sulle spoglie forse di un commediante, di uno che caricava troppo le sue sparate libertarie, ma che, a differenza degli odierni “piagnoni”, era dentro le sue rivendicazioni con la sua carne e il suo sangue.
Se penso a Pannella, leader radicale deceduto oggi all’età oramai debita di 86 anni, mi grandinano in capo una marea di fatti, persone, elementi, eventi, tutti incollati a quella sua icona prorompente e sardonica, mai tramontata dal suo volto, pur con le rughe e le rade chiome ex-bionde. Una icona che sin dai miei più discosti ricordi campeggiava raggiante come una Madonna in trono di una democrazia che non esisteva. Lui voleva solo questo: una società che sostiene e si tiene su delle regole e che queste regole funzionino. Neanche gli importava proprio che fossero regole rosse o grigiastre, come la DC, o magari un po’ kualunkuiste … Aveva in testa un concetto chiaro e condivisibile: siete questo? Allora siatelo sinceramente e con rigore. Non m’importa se non siete socialisti, mi importa che siate ciò che dite di essere, rossi, verdi o visi-pallidi.
Questo, questa sincerità di fondo, è proprio ciò che gli Italiani professavano in pubblico e non volevano esser mai nella realtà. Meglio incarnare dei Machiavelli di periferia che vedersi costretti a fare i Donchisciotte di alcunché. Gli Italiani che razzolavano male, sempre e da qualunque parte si schierassero, e che infine decretarono per sempre l’ostracismo di Pannella dai veri scranni onde cui esercitare il vero potere. Ossia il potere di mettere le mani sul malloppo, considerando la nostra angariata penisola il malloppo in causa. Rendiamogli allora quest’unico servigio: riconosciamo, nonostante tutti i difetti che tutti si affannano ad accollargli, il suo autentico pregio d’attaccante nato: appunto, la sincerità …
Senza voler spargere troppi incensi, vorrei aggiungere oggi, 21.05.2016, questo: Pannella era uno showman, un mitomane monomaniaco del proprio leaderismo. Un protagonista “protestante”, bastian contrario che amava la vita e la scena su cui era montata. Le cause civili erano sovente solo una scusa per agitare le acque, per rimestarle creando audience intorno a se stesso. Si aveva spesso l’impressione che agisse solo in funzione del proprio glamour, per ascendere la scala del successo come una Wanda Osiris postuma, un pizzico demodé. Tuttavia, devo confessare che quando una volta mi trovai nella necessità di un aiuto, andai da loro, al suo partito radicale, all’Argentina e c’era lui, ricordo, che arringava i suoi. Mi aiutarono e furono i soli. Per sempre.
Ecco cosa: alla resa dei conti, anche nel Paese dei piazzisti che vogliono fare i premier, ciò che resta sono i fatti, l’accaduto e non la chiacchiera. L’unica cosa giusta sentita oggi alle esequie che mi sento di condividere è la deplorazione delle troppe lacrime di coccodrillo versate dai soliti noti sulle spoglie forse di un commediante, di uno che caricava troppo le sue sparate libertarie, ma che, a differenza degli odierni “piagnoni”, era dentro le sue rivendicazioni con la sua carne e il suo sangue.
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