Sei un filo d'olio scivolato
tra le pagine d'una vita,
un uragano di sabbia,
quegli occhi furbi e il ghigno
che ti frana a balze sulla bocca,
dolce uomo di ponente,
mi duole lasciarti,
mi duole scordarli.
Non sarà facile liberarci
delle nostre fandonie
ma dovremmo provarci, proviamoci dai,
un ultimo saluto prima di partire,
un ultimo bacio molle a colmare il vuoto.
La tua bocca di ghisa
il sole che tramonta, è tempo di migrare
me ne torno di là
all'altra stanza
sono fredda nella luce
fredda di ragione,
una serpe
non sicura di voler
ripresentarsi al mondo.
Tutto è così complicato
il tuo ronzino corre lontano
il vostro cuore batte veloce
credo che questo sia un addio,
bandito stolto
dalle braccia di vulcano,
un altro giorno s'è scordato di noi.
Rovereto, 28 marzo 2012
Caterina Manfrini
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