Scritto da © Giuseppina Iannello - Sab, 24/11/2018 - 13:18
Da quella salsa porta
che vide i miei sei anni,
ti vidi lampo;
eri bello, fulmineo…
E non sapevo ancor
se prima viene il tuono
o la saetta.
Non seppi mai del tuono.
Mi avvicinai agli stipiti,
al chiavistello arrugginito;
e ripercorsi,
sulla scia del tempo,
il mio ricordo:
vidi i miei sogni infrangersi,
senza lasciare traccia.
Da quella salsa porta,
nel bagliore di un attimo
perfetto,
ti vidi:
sul monte una capanna,
s’apriva alla tempesta;
vidi il tuo volto, e,
dopo… Una lucerna.
Giovinetta chi foste?
Rispose:
Barbara fu il mio nome
e son la santa
che sempre ti protegge.
Mi ricordo di un giorno:
eri in cucina;
d’improvviso
imperversa una tempesta.
Ancorata alla mamma,
alla sua veste,
cercavi…
Il suo cielo di stelle (1).
Ed ella ti raccolse,
ti prese tra le braccia,
ti donava il suo bacio
e una carezza.
Anch’io posavo un bacio,
sui morbidi capelli.
Ricambiavi il mio gesto;
ti sorrisi.
Disparve il mio sembiante;
udivo ancora, la tua tenera voce:
ma non c’è la tua mamma?
A sera, nel lettino
ti raccontai una storia:
c’era una principessa
che evase il suo destino
e per scampare, il crudel
pretendente.
Mia mamma,
restò in casa
ch’era mal ferma e stanca…
però, mi benediva
stringendomi al suo cuore.
Così scappai…
Così fuggii tra i monti,
nel buio,
in mezzo ai nembi…
E fu Folgòre (2).
sempre
a rimanermi accanto.
(1) I suoi occhi stellanti.
(2) Folgòre di San Giminiano.
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