Scritto da © Giuseppina Iannello - Ven, 08/11/2019 - 12:52
Eran belli i tuoi capelli
che tremavano nel sole,
che fuggivano gli errori,
sempre intenti al professore.
Un cancello tra le rose
si schiudeva innanzi a noi;
tra il respiro di ogni cosa,
ti baciai senza parole.
D’improvviso apparve
un ponte;
sormontava quel quadretto
e la vidi, la casetta
tra gli ulivi e il bergamotto.
“Professore,
ho perso il tempo…
io non so cosa mi accada;
ti ho pensato in riva al mare
e ti penso ovunque vada.
Ho tradotto le frasette:
sono belle ed eloquenti,
ma mi lascia un po’ perplessa
il latino ingarbugliato.
Professore,
io Vi amo.
Ho sbagliato
ciò che ho detto...
Puoi correggermi,
se vuoi.”
Nota esplicativa:
In questo brano come in molti altri, mi immedesimo nel ruolo del poeta G.Pascoli, professore di Lettere Latine. Si parla di un amore tra il docente e la sua studentessa.
La studentessa nell’esprimere il proprio parere, sui nostri progenitori, gli antichi Romani, si era un po’ confusa… e candidamente aveva criticato il Latino, ritenendolo difficile da tradurre per la lunghezza “estenuante” dei periodi. Il Professore, rimprovera la fanciulla, con aria severa e le fa capire che la lingua Latina è semplicemente armonia delle parole e, quindi, musica. Questa poesia è un idillio, una storia d’amore tra il professore e l’allieva.
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