Scritto da © Giuseppina Iannello - Mer, 17/02/2016 - 18:27
-sei la bambola per la quale scrivo-
Tu non sei nata,
non hai conosciuto le sofferenze
di un pianeta malato.
Sei rimasta nel tuo mondo
dove l’inverno è inverno:
candore della neve,
sapore delle fiabe
dai nonni raccontate.
Sei rimasta nel tuo mondo
dove la primavera è primavera:
tappeto molle di fiori
tra gorgoglianti rivi
e sei rimasta là
dove l’estate sorride;
non torrida e felice
dell’abbraccio solare.
E sei rimasta là,
dove l’autunno è autunno:
splendore di colori.
Tu non sei nata:
vivi nel mio cuore
io ti ho costruita in ceramica:
ti ho dato occhi
del colore del cielo
ed un viso gentile
ed i capelli bruni,
morbidi, vellutati.
Per te ho cucito
il vestitino: è azzurro,
azzurro come il mare
e la tua nonna, sai,
ti ha fatto il capellino
a larghe falde, di velo,
rosso come un geranio.
E, per finire sai,
ti ho dato un po’ di lucido,
di quello trasparente
per rendere luminose
le guance tue già belle.
Ti ho dato…
Ed ho veduto,
quel giorno, trasognata,
una “furtiva” goccia
dagli occhi scivolare:
m’è parso che piangessi
per non essere nata.
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