Scritto da © Giuseppina Iannello - Mar, 30/05/2017 - 09:39
Per te, che venivi sempre,
fingendo di star bene,
io non avevo nulla,
io non avevo niente,
se non il mio cuore.
Vieni, ti offro un fiore:
è un giglio profumato,
bianco, come il tuo cuore.
Le ripetizioni? Più non le temo
perché spontaneità va
a spron battuto.
Io ti vedevo, pallido,
seduto al tavolino,
le mani sulle tempie,
gli occhi... han profonde occhiaie.
Ti interrogavo con
lo sguardo
e ti venivo accanto.
Tu sorridevi.
Io... Ti sorridevo.
Ma solo nel silenzio,
ti dicevo che ti voglio bene:
papà ti voglio bene.
Papà, io ti chiedo perdono
per quella timidezza
che mia aveva bloccato
per la catena che m'ebbe incatenata
per quel cioccolatino
che ti offrivo, preso dal frigo.
O papà mio,
sapessi... Io ero frastornata.
Scrivevo...
Stemperavo il dolore con lacrime improvvise.
Caro papà... Venite, genitori...
Voglio donarvi i gigli... le gardenie,
le rose che non raccolsi
e voglio dirvi tante cose nuove,
nuove... ma belle.
* 13 giugno, sant'Antonio da Padova. *
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