Scritto da © Giuseppina Iannello - Dom, 01/03/2020 - 13:47
La signora Gentile è stata trasferita; da un po' di giorni c'è una maestra nuova: è una supplente, porta i pantaloni ed ha un'aria stranita... Iginia coglie l'humour di un episodio singolare: bussarono... la maestra disse: “Avanti...” Oh la sorpresa... il volto familiare, ci mise sull'attenti... Era lei, la signora Emma Gentile che salutava tutti, calorosa. A tet, tet con la maestra supplente, si presentava: “Salve, sono Emma Gentile.” “Piacere,” disse l'altra dicendo il proprio nome. Si misero a parlare... Interloquendo, Emma a un certo punto disse: “Io sono oriunda di un paese della provincia; risiedo nel villaggio di *** ed ho sposato un indigeno...”
Alla parola indigeno, quell'altra trasaliva pensando di trovarsi di fronte ad una donna che aveva avuto l'ardire di unirsi in matrimonio ad un selvaggio. Ebbe un sussulto e fece un passo indietro... Ad Emma non sfuggì, e sorridendo, volle tranquillizzarla, sentenziando: “Lo so a cosa pensa... Ma stia pure tranquilla... Sappia che tutti noi ci distinguiamo in oriundi ed indigeni... Faccio un esempio: lei oriunda di...” E la supplente, quasi intimidita, diceva il nome del proprio paese... Emma rispose: “Vede che ci siamo? Al contrario io sono oriunda del comune che è dalla parte opposta... Invece, il mio consorte che proviene, da alcune generazioni, dallo stesso comune ove risiede, dicasi indigeno.”
La supplente non ebbe da obiettare, ed anche noi, capimmo, bene o male, la differenza tra le due parole.
* Brano tratto dal mio libro autobiografico: Uno smeraldo tra l'azzurro. *
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