Scritto da © Giuseppina Iannello - Dom, 28/07/2019 - 17:15
O mia soave, piccola Argentina,
ti penso, mentre il sole,
se ne muore…
Io non avevo altro che il tuo nome…
Ma... Da Verona,
mamma, mi chiamò:
“Figlio, non ti angustiare;
vieni, non ho che te.
Se, tu verrai,
potremo insieme,
l’ultima volta sospirar.”
“Mamma, non ho le ali,
ma, se soffrite,
volerò. Vorrei soltanto salutare
la piccola fioraia del Catai.”
Mi fingevo straniero,
per poterti parlare…
ma una lacrima vidi: si posò su di me.
“Cosa pensa signore,
io davvero non so; però sappia, il mio cuore,
ha bisogno di te.
Ho paura del buio,
ma strapparmi non può.
Qui, ci son le stelle… le ho raccolte per te.
Dammi un bacio soltanto.
Così vuole il destin.”
(1) Questo è il brano di una romanza, dettata a me, dal tenore Alessandro Perliz, genitore di Dionilla (in arte Nilla Pizzi). Alessandro lavorava in Argentina, quando si innamorò di una giovanissima fioraia, italiana, ma adottata da una coppia argentina. Maria, aveva perso i propri genitori, in circostanze tragiche, delle quali mi riservo di scrivere in seguito.
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