Scritto da © Giuseppina Iannello - Mar, 07/03/2017 - 10:34
Messina, non verrò.
Non ti crucciare.
Mi appari come in sogno
negli eloquenti arredi, delle stanze,
azzurri, come il cielo,
come un'onda spumosa ed
avvolgente.
Così, che penso a un giorno,
in riva al mare,
tra levità di flutti e
di fragranze.
Papà pescava; noi partecipammo.
Dopo, intonammo un canto
e ancora un altro...
Cantammo in fino... al declinar
del sole.
Quante luci profuse!
Quanto amore nei cangianti riflessi!
Ma il sole, ahimè,
pur volle rivelarci
le vermiglie ferite.
Ebbi un sobbalzo,
mi tremò la voce;
Tu madre santa,
mi stringevi al cuore.
Messina, non verrò...
Non ti stupire;
è per motivi di salute.
E adesso ti dirò le cose nuove
che volevo sapessi:
ero una giovinetta
e non conobbi
che la tua sabbia,
il mare, ed il tuo vento
e quell'unica strada...
Che percorsi
in lineare andare,
in contro al tempo.
Compio gli studi; conseguo il dottorato.
Andai lontano e, solamente incontro
a un dovere sociale.
Messina,
hanno spezzato le mie ali.
Città del sogno,
non mi rivedrai,
almeno ché, la dolce Madonnina,
non mi consenta
un'ultima occasione.
O bianca Madonnina dello Stretto,
tu sola, conoscevi il mio dolore
e quello d'altra gente.
Distendi un ponte;
possa ritornare... Donarti i fiori,
sulle amate sponde.
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- Blog di Giuseppina Iannello
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