Scritto da © Giuseppina Iannello - Mar, 19/11/2019 - 10:22
Ti interpellai nel nome di un ricordo
e di una data, non ricordo quando...
Mi rividi, tra i banchi, ali di corvo,
travolti dalla stessa gioventù
La scuola era finita....
Nel giorno del congedo, quell'aria
effervescente, mi spauriva.
Ma i professori, erano felici.....
fidenti nell'auspicio di
rincontrarci.
Mi avvicinai a quell'ultimo,
cui tremava la mano....
Egli mi scorse subito;
mi chiese: “Dove andrai?...”
E gli tremò una lacrima
Di tempo ne è trascorso.....
la vita ci travolge,
ma il cuore non si arrende
e Ti ho rivisto:
Ci siam venuti incontro,
e, stretti in un abbraccio,
mi hai detto: “picciridda....”
Come sono felice …...
E di', pure a quell'altra
che sapeva capire....
che il Professore vuole...
La voce si perdeva.....
rivolta pure ad altri.....
“Facciamoli incontrare
i miei ragazzi.”
Dice un proverbio: “Solo chi si arrende,
non è capace di nutrir gli affetti...”
Compagna d'altri tempi, ti cercai.
La tua risposta
La tua risposta fu come quel fuoco
che ottenebra la mente:
“Se dal cielo mi cerca un Professore,
sono una Santa.
Ci salutammo in un arrivederci....
implicito il sentirci
Piombò il silenzio.
Finché, ancora io,
mi risolvevo a contattarla,
conscia dello schiaffo; ( ne avevo avuti altri
e glielo dissi).
Mi rispondeva:
“Ci sentiremo......
Quanto a risentirci.....
Non sei una Santa, per
parlar coi morti....
Restando in piedi,
porgo l'altra guancia.
“Domando scusa.”
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