Scritto da © Giuseppina Iannello - Dom, 01/12/2019 - 15:51
parla il simulacro di Davide (1)
Ripercorsi la strada
principale
per ricevere l’abbraccio
dei miei luoghi,
quando un pianto soffuso
e un suon di cetra,
nel meriggio rapirono
il mio cuore.
E rividi un bambino,
il gran pittore
dipingere l’antico
simulacro.
O mesto monumento,
così solo,
ricordo il fratellino,
ed il suo zelo...
Non posso trattenermi
che mezz’ora,
ma voglio ancora,
darti un caldo ossequio.
Mi avvicinai…
Gli chiesi: come stai?
Sorridendo mi disse:
alla buon’ora…
Ti guardavo da un po',
non mi vedevi?
Io mi apprestavo
a rinnovare le scuse,
quando vidi me stessa,
ragazzina;
riproponevo la domanda:
perché fosti crudele?
Rispose corrucciato:
non è vero
leggi un libro di storia.
Si tramanda di me
che fui un guerriero;
si tralascia l’aspetto
più genuino
E non ci si domandare
quanto atroce fosse
per me,
la testa tra le mani,
Tralascio molte cose
che vorrei…
Ma tu, non mi domandi,
ne mi chiedi
chi mia mi
abbia scolpito.
Risposi, intenerita:
non sapevo…
Ti lascio, allora,
un compito essenziale…
Ehm…
vorrei dirti, ancora,
tante cose:
ma le vedrai trascritte
tra gli autori
che visser
senza storia,
nè una Patria.
Sento il tuo sguardo;
sei trasecolata.
Leggi di me; ti indicherò
la via.
E dicendo così,
si allontanava.
Sentivo ancora il palpito
di un cuore e un sottile
richiamo.
(1) Dalla raccolta: “Itinerario nostalgico”.
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