Ad ogni ricorrenza un nodo in gola, ricorderà con quanto sentimento, vivessi, mamma, le feste comandate. L'effervescenza era solo un contorno... Tu volevi sentire il nostro afflato.
Ricorderò il nostro compleanno; cadeva per entrambe, il 17 luglio. Non tralasciavi mai di ricordarci, l'importanza di un anniversario. Ma, io in quel giorno, mi rattristavo perché pensavo al volgere degli anni e mi inquietava un pensiero, così assurdo, da non osare rivelarlo. E, tu, madre, capivi... Eravamo l'una il riflesso dell'altra.... Ci contraddistingueva un solo aspetto: tu, ti eri imposta di guardare avanti, pur sapendo che c'era una barriera.
Giungevano gli auguri in sincronia e volevano dir la stessa cosa: ”No, non ci lasceremo.”
La casa era festosa, profumata di fragranze e di aromi. Compartecipi ai nostri anniversari, erano, talvolta il nonno, qualche altra volta, zia Maria... Erano le sole persone, sia pure, come entità fuori dal mondo, che ci davano la consapevolezza di esistere. Quell'anno, era venuta, zia Maria, e, puntualmente, alla vigilia, per farci i suoi auguri alla mattina del 17, insieme, con papà.
“Auguri... Auguri..." Risentirò la voce di ognuno, in un afflato. E rivedrò, nel volto già solare, la gioia di mio padre, nel festeggiarle, le sue due fanciulle.
E rivedrò la torta... Le candeline accese... Non importava quante... Eran per la magia di quel momento. Ricorderò gli applausi... Ed in sordina, sento papà che dice ancora a mio fratello: ”Prendi i coperchi...” E Giorgio, cui piacevano le feste, veniva avanti, con la batteria... Respiravan le pentole... "Finalmente, non ci copre nessuno...”
Paradiso di eventi...! Se mi fosse concesso un solo istante, di ritornare indietro, includerei, in silenzio, quel rumore, tra le cose più belle.
Seguivano i regali... La scelta di quell'ultimo, da parte del papà, fu determinata da un'esplicita richiesta.
“Mamma, riguardo al regalo, puoi dire al babbo che son cresciuta... E...” La mamma mi guardò teneramente... Sapeva che la scelta di papà, cadeva quasi sempre sui profumi, sia perché rientravano nei propri gusti, sia perché alcune erano proprio vicino la scuola. Ella, inoltre, conosceva i miei gusti e sapeva che i profumi li amavo come l'oasi una terra lontana. Capì che io desideravo qualcosa che potesse riempire le mie braccia e mi disse: ”Che cosa desidera il tuo cuore? Papà vedrà se può accontentarti.”
Messa al bando la mia timidezza, mi esprimevo: ”Mamma, sento d'esser cresciuta; prima che il tempo involi il mio ricordo, d'essere stata bambina, vorrei una bambola.” Mamma si intenerì, ma trovò giusto, rispondermi, con obbiettività: ”Hai fatto bene a dirmi il tuo desiderio... Però non so se papà potrà accontentarti; lo sai che prende al volo, la corriera...”
Annuivo, senza aggiungere altro.
E fu così, che la sera alla vigilia del compleanno, papà rientrava con un incarto: ebbi un moto di gioia. Papà stesso, apriva quell'incarto... Sorridendo insieme col la mamma, mi diceva, questa volta, il tuo regalo, giunge in anticipo, sei felice? Mi illuminavo come quella volta, in cui ebbi ricevuto la pasta modellante. Me la misero tra le braccia, la bionda bambolina...
Non so perché... Ma mi sembrò sbiadita... Non che non fosse bella, ma non c'era l'anima dell'artista. Genitori, non rivelavo la mia delusione e mi strinsi più forte al vostro cuore.
Intanto, si cresceva interiormente, con la lucida consapevolezza che il dinamismo, tanto innalzato agli onori della ribalta, non era altro che una corsa nel buio... Non apriva le porte verso nuovi orizzonti, ma, le chiudeva. Guardo la strada che sembra non finire, ma mi preclude di oltrepassar la soglia... Guardo il cancello... Non ci son più rose e le galline vanno indisturbate.
La ribellione
Qui, in questo luogo ai margini del mondo, stavo pensosa dietro alla vetrata... Il tempo se ne accorse e, zoppicando, mi venne incontro. ”Che cos'hai?”
“Son scivolato per venirti incontro... Sono vecchio e malato. Asciuga gli occhi... Se son venuto è per tranquillizzarti; non sono come pensi...”
Rispondevo: “Se sei venuto, per darmi conforto, non sei cattivo, ma non riesco a spiegarmi tante cose: perché la vita fugge? E noi, chi siamo?”
“Mi rattrista vederti costernata, mentre pensi all'infanzia; hai vissuto in silenzio quanto basta, per esser donna. Ciò che è trascorso, fu, si è soliti pensare. Ti voglio domandare cosa pensi a riguardo?” Mi voltavo, d'istinto per guardarla: quell'ombra barcollante era il mio tempo. Ebbi una stretta.
Tempo, io ti sento...
Ti vedo strascicare, legato alle catene....
E, poi che cadi per l'agguato teso,
sei il giovane che giace, il
volto esangue, un fiore
nella mano, ancora molle
per la fatica.
Ed Egli il tempo, si accorse che soffrivo; mi disse: ”Vai, qualunque sia la sorte: sopra di me c'è Dio.”
* dal mio libro: "Uno smeraldo tra l'azzurro". *
- Blog di Giuseppina Iannello
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