Impressionismo nei Paesi Bassi: Vincent van Gogh | Arte | Giuseppina Iannello | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

To prevent automated spam submissions leave this field empty.

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • laprincipessascalza
  • Peppo
  • davide marchese
  • Pio Veforte
  • Gloria Fiorani

Impressionismo nei Paesi Bassi: Vincent van Gogh

Vincent van Gogh Autoritratto del 1887

A chi non è noto il personaggio di Vincent van Gogh? Egli è noto a tutti, anche a chi sem­brerebbe molto disinteressato alle biografie dei pittori.

L'arte di van Gogh, accompagnata da una tempra fortemente emotiva, la ricerca di affetti­vità, dentro e fuori le mura domestiche, l'irrequietezza interiore, hanno fatto di lui l'espo­nente più alto di quel disagio esistenziale che comincia a farsi sentire negli animi più sensi­bili verso la fine del XIX secolo. Alcuni studiosi vollero studiare la malattia di questo perso­naggio più per curiosità, che per impegno morale. Egli era buono, religioso... Portato a scatti di collera, che danneggiavano soltanto la sua salute. Nel 1922 Karl Jaspers diagnosti­cò il suo male come schizofrenia. Più tardi ha avuto credito anche la diagnosi di epilessia, dovuta ad una vita raminga ed a un temperamento ipersensibile.

Vincent Willen van Gogh nasce il 30 marzo del 1853 a Groot Zundert da Anna Cornelia Carbentus e Theodorus van Gogh pastore della comunità riformata olandese. Il periodo della formazione culturale di Vincent, subisce diversi cambiamenti: per il primo anno stu­dia nel paese natale; poi si istruisce privatamente nella casa paterna e, infine, in un'altra scuola, dove rimane per circa quattro anni e da dove il padre lo dimette a causa dello scar­so rendimento e per le precarie condizioni della famiglia.

Sempre, i genitori lo affidano come apprendista ad uno zio di nome Cent che operava nel mondo dell'arte ed era associato alla famosa casa d'arte parigina Goupil & Cie; Vincent la­vora inizialmente alla succursale dell'Aja con l'incarico di vendere riproduzioni di opere d'arte e, in seguito, lo troviamo col medesimo incarico a Londra. Come sappiamo Vincent, oltre ad essere in taluni momenti bizzarro ed aggressivo, è molto incline all'innamoramen­to: il suo bisogno di affettività, lo porta a cercare amore e comprensione anche presso le prostitute. A Londra si innamora della figlia della pensionante, Eugenia Loyer, ma la ra­gazza lo respinge; per questo rifiuto che gli provoca grande amarezza, egli cade in uno stato di depressione. Poco dopo viene licenziato. Sulle orme del padre, Vincent che ama la teolo­gia, si decide a fare il predicatore; egli però non ha l'eloquenza del padre e per il suo carat­tere impulsivo, il Concistoro delle Chiese Protestanti del Belgio, chiede il suo allontana­mento.

È soltanto nel 1880 che egli si iscrive all'Accademia delle Belle Arti di Bruxelles. In tutto il suo itinerario artistico, Vincent ha sempre l'appoggio e l'incoraggiamento del fratello Theo che diventa per lui, la sua guida spirituale ed artistica.

Theo, diventato, direttore della filiale parigina sul Boulevard Montmatre della Goupil & Cie, aiuta il fratello, anche, economicamente, facendo si che la galleria acquisti le sue tele.

Vincent non ha una cultura artistica specifica, ma è più che altro, un autodidatta. Il suo maestro preferito è Millet. Con grande passione Vincent comincia a dedicarsi alla rappre­sentazione di scene campestri e ritrae i contadini nella propria autenticità, ruvidi nei tratti, sofferenti nell'espressione. All'artista piace rappresentare persino l'inciviltà della gente di campagna persone ingenue, veritiere... Spera che in un'epoca migliore la figura del conta­dino venga riabilitata e si erga vincente sulle ipocrisie del mondo cittadino.

Vincent conosce anche gli impressionisti che, in un primo tempo, non gli piacciono in quanto le loro tele gli appaiono troppo chiare. In un secondo tempo cambia però opinione: schiarisce le proprie tele ed esprime ammirazione per Renoir, Monet, Pissarro e i nudi di De Gas, tutti artisti che gli avranno sicuramente insegnato qualcosa. Pur rimanendo affa­scinato dagli impressionisti, pur essendo attratto dal Puntinismo, possiamo dire che Vin­cent van Gogh, rimane un pittore a sé. Egli è l'artista che, senza esitazione, ha voluto speri­mentare l'uso di pennellate diverse, allungate, puntinate, a virgola trasferendo nella tela il proprio stato d'animo. Nell'estate del 1889, Vincent dipinge alcune tele nelle quali rappre­senta i cipressi, poiché il tema della morte è molto presente nella sua mente. Possiamo no­tare che la massa scura degli alberi contrasta con il cielo e il paesaggio i cui colori sono in­vece molto più chiari. Le lunghe pennellate ora parallele, ora sovrapposte, seguono un rit­mo ondulatorio.

Il periodo più felice, ma anche quello in cui accadono gli episodi più strani è quello che vede il pittore nella città di Arles. Il sole del Mediterraneo gli conferisce energia creativa ed egli dipinge i Girasoli che esprimono solarità, quella che l'autore avrebbe voluto cogliere e dimostrare con maggiore frequenza. Ad Arles appartengono anche i delicati dipinti che ri­guardano i frutteti: sono quadri che esprimono molta poesia e senso di rinascita.

Vincent van Gogh, potrebbe essere felice perché ha la sua arte e attraverso essa, egli riesce ad esprimere anche il meglio delle proprie qualità; tuttavia le delusioni sentimentali e le in­comprensioni con alcuni amici contribuiscono a far sì, che egli non riesca a sconfiggere la propria malattia.

Sempre ad Arles, durante una lite, si scrisse, di un'aggressione con un coltello, l'amico Gauguin che spaventato, decise di dormire in un altro albergo e poi lasciare Arles.

Il 30 dicembre 1888 su un settimanale arlesiano viene pubblicato un fatto sconcertante: Vincent si reca in una casa di tolleranza e chiede di una certa Rachel, la ragazza si presenta e riceve dalle mani del pittore... il proprio orecchio, con la raccomandazione di averne la massima cura. Informata del grave episodio, la polizia si reca alla casa del pittore e lo trova nel letto, quasi morente; Vincent viene ricoverato all'ospedale. Gauguin viene raggiunto da Theo e i due assistono il povero malato.

La convalescenza è lunga e faticosa; ma, alla fine, ne esce salvo.

Le sue crisi, purtroppo, continuano ed egli un triste giorno, il 27 luglio 1890, mentre si tro­va nei campi si spara un colpo di pistola ponendo fine alla propria vita; morirà il 29 luglio.

 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 1 utente e 3847 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Laura Lapietra